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Periodo
Angioino
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Dopo
la morte di Federico II, il figlio Enrico IV e di Costanza d'Altavilla, principessa
normanna ereditiera del Regno di Sicilia, il trono venne occupato dal figlio
Corrado IV e successivamente dal figlio illegittimo Manfredi. Allorché
nel 1261 un vescovo francese divenne Papa con il nome di Urbano IV, il Regno
di Sicilia venne confiscato.
Una volta confiscato il Regno, Urbano IV lo offrì a Carlo d'Angiò,
fratello di Luigi IX, re di Francia, il quale si diresse con il suo esercito
alla volta dell'Italia meridionale e la conquistò nel 1266, grazie alla
vittoria ottenuta nella Battaglia di Benevento, nella quale perse la vita lo
stesso Manfredi.
In questo periodo si verificò una vera gara per l'accaparramento del
potere da parte dei baroni; la Calabria seguì dunque una tendenza del
tutto estranea a quella seguita dagli Stati europei, i quali, al contrario dello
sbriciolamento dello Stato verificatosi in questa regione, si andavano delineando
come monarchie assolute. Ma i contrasti tra le opposte fazioni continuavano,
alimentati dalla pressione fiscale regia e dalle crudeltà dei nuovi governanti.
Reggio, Seminara, Stilo, Amantea, Squillace, Gerace, Bova, furono teatro di
scontri e saccheggi; che divennero sistematici per tutto il ventennio in cui
si combattè, tra Angioini e Aragonesi, la Guerra del Vespro, iniziata
nel 1282 con la sollevazione dei siciliani, che avevano visto la capitale del
Regno trasferita a Napoli e le pretese dinastiche di Pietro d'Aragona, che era
marito di Costanza, figlia di Manfredi. La guerra ebbe termine nel 1302: la
Sicilia venne assegnata agli Aragonesi, mentre il resto del Mezzogiorno diventò
il Regno di Napoli e restò agli Angioini.
L'immobilismo economico, l'accresciuto potere della nobilitò, la cristallizzazione
sociale, la pressione fiscale, la prepotenza baronale, rappresentarono, anche
per la Calabria, come per tutto il Mezzogiorno continentale, elementi che non
potevano certo favorire lo sviluppo economico e civile. Trascorsi poco più
di quarant'anni dagli scontri con gli aragonesi, salì sul trono la regina
Giovanna I, che per decenni governò all'insegna della sventatezza. Gli
effetti furono devastanti, né la situazione migliorò con la presa
del potere di Carlo, del ramo dei Durazzo d'Angiò. Le lotte tra i vari
rami della dinastia, salvo la parentesi in cui regnò Ladislao, concentrarono
quasi tutto l'interesse dei sovrani sulla capitale, mentre le province verranno
lasciate in mano ai baroni e agli alti dignitari della gerarchia ecclesiastica.
S'imposero in Calabria, con ramificazioni a Napoli e in tutto il Mezzogiorno,
famiglie quali i Ruffo, gli Spinelli, i Caracciolo, i Sanseverino, i del Balzo.
Spesso erano in lotta tra loro, ma più spesso si schieravano tutti insieme
appassionatamente contro il re, per difendere privati privilegi !