ZAMBRONE, LA SCUOLA SALUTA I SUOI “PROTAGONISTI”
Toccante cerimonia per il pensionamento di Loiacono, Pungitore e Costanzo
ZAMBRONE Commozione e ricordi. Tanti. Perché tanti sono stati gli anni di lavoro insieme. Gomito a gomito, sempre uniti nella medesima volontà di produrre il meglio per i loro ragazzi. Esperienza, cultura e impegno impiegati per più di trent’anni, molti dei quali tutti nella scuola media statale “Giovanni Pascoli” di Zambrone, allo scopo di rendere il più alto dei servigi: formare i giovani allievi dotandoli di una struttura mentale adeguata ai tempi, di capacità critiche, di senso del dovere e del rispetto della legalità. Sono alcuni dei passaggi nel saluto di commiato dei colleghi ai professori Francesco Loiacono e Girolamo Pungitore ed al collaboratore scolastico Giuseppe Costanzo che si accingono a lasciare il servizio attivo nella scuola zambronese. La simpatica manifestazione, organizzata in modo inappuntabile dalla professoressa Carmela Valente, si è svolta alla presenza di alunni e docenti della scuola. Palpabile la commozione negli interventi di colleghi ed ex colleghi accorsi a salutare i tre. I professori Salvatore L’Andolina e Antonietta Mangone hanno evidenziato la capacità dei loro colleghi di adeguare l’intelligenza didattica ai cambiamenti della società e la lungimiranza nell’individuarli con largo anticipo riformulando le ipotesi formative e le relative offerte. La professoressa Anna Tropeano ha sostenuto che con la conclusione dell’attività dei tre si chiude un’epoca che è stata ricca di felici sperimentazioni e produttiva di risultati irripetibili. Nel ringraziare i colleghi e gli alunni Loiacono e Pungitore hanno rievocato alcuni dei momenti più interessanti e commoventi della loro lunga attività nella scuola di Zambrone. «L’insegnamento - è stato sottolineato - non è un’attività lavorativa come le altre. Essa non impegna solo il corpo e la mente di chi la esercita ma anche il cuore e la passione perché non può mai essere completa e vera un’attività formativa che si limiti solo a sfiorare l’anima dei ragazzi, senza penetrarla a fondo e comprenderla». Certo mancheranno in futuro l’odore delle aule, le voci dei ragazzi, la loro curiosità, persino il chiasso e il movimento, segni della loro vitalità e del continuo rinnovarsi della vita che si afferma e non si ferma. Perché la scuola è un mondo che ha la proprietà di far emergere il meglio dell’animo dei ragazzi. Ed è questa la diversità etica e culturale del lavoro educativo. Chi lo svolge per tanti anni non lo lascia più, nemmeno quando appende al chiodo l’ultimo registro di classe.
Pubblicato su Calabria Ora il 10 giugno 2010, p. 36