l’evento
MARCHESE RIPOSA NELLA SUA TERRA
Il solenne ritorno delle spoglie del militare deceduto nel 1943 a Tunisi
PARGHELIA Sul finire degli anni Trenta del secolo scorso, a Fitili, frazione di Parghelia viveva Agostino Marchese, dove era nato il 25 novembre 1922. Come i suoi coetanei amava la famiglia e la sua terra più di ogni altra cosa. Però, si distingueva dagli altri per la passione verso la bicicletta. Erano gli anni in cui la famosa “Bianchi” sfornava dal suo stabilimento 70mila esemplari destinati ad essere smerciati in tutte le regioni d’Italia. Nel 1940 Fausto Coppi, proprio con una “Bianchi” conquistava il suo primo giro d’Italia. L’evento suscitò anche nel piccolo paese posizionato a un tiro di schioppo dal centro tirrenico, gioia e ammirazione verso il nuovo asso del ciclismo italiano. Ma il 1940 riservò ad Agostino Marchese, divenuto maggiorenne, anche un appuntamento al quale era impossibile sottrarsi: la chiamata alle armi. Fu arruolato nel “Reggimento marina San Marco. Battaglione Bafile”. Destinazione Tunisia, dove l’esercito italiano era impegnato nella cosiddetta “Campagna del Nord Africa”. Una guerra che vide schierati da una parte Italiani e Tedeschi e dall’altra, gli Alleati. In seguito alle massacranti operazioni di battaglia, il valente marinaio contrasse una violenta broncopolmonite. Il ricovero presso l’ospedale civile francese di Tunisi fu immediato. Ma ciò non riuscì a sottrarlo al suo triste destino; spirò il 4 gennaio 1943. Per una sorprendente coincidenza, a distanza di poche settimane, il suo eroe, Fausto Coppi, impegnato nella stessa guerra veniva fatto prigioniero a Capo Bon. Il corpo di Agostino Marchese venne seppellito nella capitale tunisina, cimitero di Borgel, sezione italiana, tomba numero 34. Con una breve lettera inviata dalla zona operativa, il capitano G. Gabrielli comunicava ai genitori il decesso del valoroso combattente. La disperazione della famiglia d’origine fu grande. I suoi cari si chiusero in un silenzio profondo e in un lutto durato tutta la vita. Terminata la Seconda guerra mondiale, sulla base di un trattato con le autorità tunisine, le spoglie dei militari italiani fecero rientro in patria. Quelle di Agostino Marchese furono tumulate a Bari, nel “Sacrario militare dei caduti d’oltremare”. Il combattente di Fitili lasciò, però, nei suoi cari, ricordi profondi. Qualche anno fa, dopo il decesso di uno dei suoi fratelli, Girolamo, i nipoti vennero in possesso di tutta la pertinente documentazione. Decisero subito di riportare i resti dello zio nella terra natia. Espletate le procedure di rito, il nipote omonimo (figlio di Girolamo) si è così recato nella scorsa settimana a Bari per tutti gli adempimenti del caso. Nel racconto di tale esperienza, con occhi lucidi e voce rotta dall’emozione, rievoca il picchetto d’onore e la cerimonia solenne organizzata dalla marina militare al momento del saluto finale. Le spoglie, poi, hanno sostato per due giorni nella casa del fratello Girolamo. Domenica scorsa, la cerimonia solenne di sepoltura nel cimitero di Fitili. Il rito è stato preceduto da una santa messa, alla quale hanno preso parte il sindaco Maria Luisa Brosio, gli assessori, i consiglieri comunali, la delegazione della Capitaneria di porto di Vibo Marina, l’associazione marinai d’Italia, Mimmo Caparra per lungo tempo politico di riferimento di Fitili e Parghelia, i parenti del militare e tanta gente del posto. E proprio il primo cittadino ha voluto ricordare la figura di chi «ha sacrificato la sua vita per garantire la libertà di cui oggi godiamo. A questi morti, a questi soldati che hanno dato la vita per la Patria, ad Agostino che oggi è tornato a riposare nella sua terra natale -ha concluso la Brosio- va la nostra infinita riconoscenza». Simone Weil ha scritto: «Ogni volta che riscattiamo un peccato, distruggiamo un po’ del male che possediamo». Il male, però, sembra una costante profondamente radicata nelle dinamiche della storia. A dare la speranza di una civiltà migliore, paradossalmente, vicende come quella appena descritta che, seppur tristi, sono tuttavia connotate da sentimenti intensi e orientati al bene. Agostino Marchese risulta così un eroe incontrato lungo il cammino per l’emancipazione dell’umanità dalla guerra e dall’oppressione.
Corrado L’Andolina
Pubblicato su Calabria Ora il 4 maggio 2010, p. 35