Tropea. La vicenda di Attilio Maltese che ringrazia il dott. L’Andolina «per averlo salvato»
LA BUONA SANITA’ RACCONTATA DA UN SICILIANO
TROPEA «Se la mia bambina di 4 anni ha ancora un papà lo deve alla tanto vituperata sanità calabrese». Inizia così il ringraziamento di Attilio Maltese, maitre d’hotel siciliano, giunto a Tropea, la scorsa estate, per motivi di lavoro. Racconta la sua avventura all’Ospedale di Tropea. Nello stesso nosocomio passato agli onori della cronaca per suo lento ma graduale morire, a causa del costante depotenziamento. E, invece, nei suoi reparti possono accadere miracoli professionali. Maltese, ora finalmente fuori pericolo, ha inviato una lettera al medico Massimo L’Andolina che gli ha salvato la vita. Racconta di essersi recato, lo scorso 18 agosto, per problemi di ipertensione al pronto soccorso dell’Ospedale pieno, però, di gente in attesa. Invece di attendere, si è precipitato nel reparto di Medicina. «Qui il dottore -si legge nella lettera- dopo le generiche domande sul mio stato di salute, mi ha misurato la pressione, mi ha visito e sottoposto ad un elettrocardiogramma che è risultato normale. Dal mio racconto, invece, su qualche dolorino dei giorni precedenti, senza aspettare, ha subito preso la cornetta del telefono. Ad un certo punto mi ha interrotto dicendomi che era pronta un’ambulanza per il ricovero, immediato, a Catanzaro perché potevo morire da un momento all’altro». Incredulo il signor Maltese ha acconsentito «a farsi un giro in ambulanza». «L’autista correva come un matto, mi sentivo sballottato sul quel lettino. Ogni tanto la rabbia lasciava il posto al riso e pensavo: guarda un pò che cinema». Arrivati a Catanzaro, invece, intervento immediato. Con tutte le coronarie occluse, tranne una che lasciava passare un filo di sangue, gli è stata praticata l’angioplastica. Al termine dell’operazione il dottor Ciro Indolfi, responsabile del reparto di Emodinamica di Germaneto, si è confrontato con il dottore L’Andolina da Tropea, che ha seguito i vari passi. «Il 26 agosto, dopo un secondo intervento, su un’altra coronaria, sono stato dimesso. Tornato a casa, sono andato a trovare il dottor L’Andolina. Quando ci siamo visti ci siamo abbracciati come due vecchi amici».
Concetta Schiariti
Pubblicato su “La gazzetta del Sud” l’1 ottobre 2009, p. 46