ZAMBRONE INVASA DAI TARANTOLATI
Tammurria e Nagrù entusiasmano la sesta edizione del Tamburello festival
ZAMBRONE Cala il sipario anche sulla sesta edizione del Tamburello festival, manifestazione di punta fra quelle organizzate dal Centro studi “Aramoni”, l’associazione senza fini di lucro che da anni si occupa dello studio e della diffusione dell’arte, della cultura e della storia della Calabria. Quest’anno il festival si è articolato in diversi momenti di incontro con la tradizione, in particolare coreutico-musicale ma anche gastronomica, artistica e artigianale, del Meridione. Con il Laboratorio di danze tradizionali calabresi, affidato al trio di musica popolare Nagrù, conclusosi il 2 agosto, e con il concerto itinerante sulla spiaggia di Zambrone del 16 agosto, con il duo “I suonatori dell’Istmo d’Italia”, si è avviato un percorso di riscoperta della cultura calabrese, di recupero della danza e della musica popolari come strumento di comunicazione, di riappropriazione del corpo, di aggregazione e socializzazione, che si è concluso il 18 agosto. Il paese fin dal tardo pomeriggio si è animato e si è riversato per le vie principali, dove si snodava la “Galleria d’arti…e mille sapori” con le esposizioni di artisti e artigiani calabresi, fra cui il pittore Giuseppe Vitetta, e le degustazioni di piatti e prodotti tipici. Fra un piatto di “fileja” e un bicchiere di vino “aramonese” o di zibibbo, grande curiosità e fascino ha destato il Laboratorio degli strumenti musicali tradizionali calabresi, con le esposizioni di Pasquale Lorenzo e Giuseppe di Cello. Zampogne, pipite, tamburelli e lire sono stati oggetto di curiosità e ammirazione e i due artigiani si sono anche esibiti con i propri strumenti. In piazza e per le vie, si sono esibiti i “Giganti”, Mata e Grifone, i «fantocci dal cuore umano» impegnati in frenetiche danze amorose , narrando di tempi remoti e re stranieri. E fra i maestosi giganti, due coppie di “giganteji”, fra cui quelle di Davide Pietropaolo, di quattro anni e mezzo, che dal padre ha ereditato la passione per questa forma d’arte e che si è esibito con i fantocci di sua creazione. Pezzo forte della serata, le esibizioni dei gruppi di musica tradizionale del Meridione. I “Tammurria” hanno aperto le danze con le tarantelle del Salento e delle “Tarantate”, le giovani donne che, morse dalla “Taranta”, erano al centro di quei riti di guarigione e reinserimento domiciliari coreutici, ritmici, musicali e cromatici, che l’antropologo De Martino filmava negli anni Cinquanta. Ritmi coinvolgenti e danze sfrenate hanno scaldato l’atmosfera, rievocando, nell’estasi generale, i simboli di un mondo misterioso, nel quale la danza è vita, è libertà. Un concerto esaltante sia per la qualità musicale che per il suo elevato tasso di spettacolarizzazione Con il trio Nagrù, ci si è definitivamente abbandonati alla danza sfrenata delle “viddhaneddhe reggine” e delle “Pastorali del Pollino”. Dopo i brillanti ritmi del Salento, si è quindi tornati in Calabria, ai versi di poeti nostrani, a canti d’infanzia e d’amore, con «donne tanto belle da far muovere gli astri» e inni alla «terra d’amuri, terra d’Aramoni». Nel frattempo, il teatro di Saverio Strati, declamato da Lindo Nudo, accompagnato da Biagio Accardi. In conclusione, finale col botto, con la danza storico-rappresentativa della “cameiuzza ‘i focu”, il colorato asinello di cartapesta imbottito di fuochi d’artificio, che danzava infuocandosi al ritmo del tamburo. Una serata speciale, calda ed entusiasmante a giudizio unanime, «indimenticabile».
Eleonora Lorenzo
Pubblicato su Calabria Ora il 22 agosto 2009, p. 41