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Aramoni nell'era paleolitica
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L'archeologia preistorica o protostorica nel promontorio del poro
Aramoni nell'era paleolitica
“L’archeologia preistorica e protostorica nel promontorio del Poro” è un opuscolo realizzato dall’Istituto comprensivo Don Mottola di Tropea. La ricerca è nata da un progetto didattico realizzato nell’anno scolastico 2005-2006 a cura della scuola media di Drapia. Esso contiene dati particolarmente significativi su tutta l’area che dalla Costa degli dei giunge fino in cima al Poro. Il promontorio di Tropea è considerato, infatti, uno dei territori più ricchi in termini di ritrovamenti archeologici della preistoria. Nel testo sono riportati un insieme di dati che vale la pena riportare, sia pure negli stralci più significativi, integralmente: “Il genere Homo compare in Africa intorno ai 2,5 milioni di anni fa. Le specie più antiche sono l’Homo rudolphensis e l’Homo habilis che sono già in grado di produrre primitivi strumenti di pietra. Da questo momento si può fare iniziare il Paleolitico (antica età della pietra, circa un milione di anni fa) lunghissimo periodo caratterizzato dalla vita nomade, basato sulla caccia e sulla raccolta di vegetali spontanei e dalla realizzazione di manufatti in pietra ottenuto con la tecnica della scheggiatura (…). Il chopper è un primitivo strumento ottenuto scheggiando mediante percussione l’estremità di un ciottolo, al fine di ottenere un margine tagliente. Le ricerche hanno potuto dimostrare che il promontorio del Poro è una delle zone più ricche d’Italia di questi strumenti. In oltre trenta aree si sono infatti raccolti numerosi esemplari di chopper; realizzati in pietre locali come il granito, il quarzo bianco e la quarzite. Tra le località principali si ricordano: Crista di Gallo, Crista di Zungri, Torre Galli, Passo Murato, Piano di Santa Lucia, bivio di Potenzoni, Madama, Priscopio, Zambrone Scalo. Da quest’ultimo proviene un notevole numero di chopper ritenuti molto antichi – forse di 800mila anni fa (…). Il “Paleolitico medio” (150mila 35mila anni fa) corrisponde allo sviluppo di una forma umana che si è evoluta in loco, nell’Europa e nell’Asia occidentale: l’uomo di Neandertal (…). Essa è ben rappresentata sull’altopiano del Poro, ad esempio a Passo Murato, Crista di Gallo, Monte Poro e nella zona dei terrazzi marini a Daffinacello di Zambrone (…). Con il Neolitico (VI, inizi IV millennio a.C.) si realizza il più grande cambiamento nella storia dell’uomo: il passaggio dall’antichissimo modo di vita basato esclusivamente sulle risorse esistenti in natura a un’economia fondata sulla produzione del cibo mediante l’agricoltura e l’allevamento (…). Questa nuova economia non è stata elaborata per la prima volta in Europa, ma nel vicino Oriente e in particolare nell’area chiamata Mezzaluna Fertile (Israele, Libano, Siria, Iraq). Qui vivevano specie selvatiche di cereali e legumi che i locali gruppi umani del Mesolitico raccoglievano per la loro produzione (…). Le scoperte di insediamenti delle fasi più antiche del neolitico nel promontorio di Tropea sono molto poche, forse perché i primi agricoltori preferivano terreni sabbiosi come quelli delle dune di Acconia presso Curinga. Qualche frammento di ceramica riccamente decorata nel tipico stile “di Stentinello” è stato raccolto vicino Torre Galli (…). Le comunità agricolo continuano a svilupparsi in Europa e in Italia nel corso del IV millennio a.C. durante il periodo che prende il nome di “età del rame” perché inizia la produzione di manufatti metallici, in genere di rame, ma talvolta anche di argento, antimonio, etc (…). Le ricerche effettuate sull’altopiano del Poro hanno portato ad individuare decine di aree in cui affiorano frammenti dell’età del rame (…). L’età del bronzo è un’epoca di progresso tecnologico ed economico e di intensi scambi anche a lunga distanza. (…). Questa età vede sorgere anche forti conflitti e disparità stabili di ricchezza, prestigio, potere tra gruppi sociali all’interno delle comunità (…). La pratica della guerra, sempre più diffusa e intensa, è causa di forti tensioni e impone dei mutamenti nella scelta dei luoghi in cui abitare e nel modo di organizzare gli insediamenti (…). Il promontorio del Poro si è rivelata una delle più importanti aree per lo studio delle trasformazioni territoriali nella protostoria (…). Gli abitati conosciuti dell’età del bronzo recente nel promontorio di Tropea sono dieci e forse di più. In parte sono situati nella fertile zona dell’altopiano, in parte si dispongono su pianori difesi della zona dei terrazzi, come Mesiano Vecchio e Pirara, in parte infine vanno a occupare sit costieri con possibilità di approdo per inserirsi nei commerci marittimi. Lo scavo praticato nel 1994 nel sito costiero su promontorio di Punta di Zambrone ha permesso di ritrovare parte della fortificazione che difendeva il villaggio. Questa era costituita da un muro in pietrame e da un fossato, al cui interno sono state trovate molte ceramiche locali del Bronzo recente e anche diversi frammenti di vasi dipinti di tipo miceneo (…). Nei due secoli circa della prima età del ferro (925-725 a.C.) avvengono grandi trasformazioni. E’ questo l’arco di tempo in cui si formano i maggiori popoli dell’Italia antica e anche quasi tutte le principali città (…). Paolo Orsi negli anni 1922-23 su una superficie di circa mezzo ettaro scavò a Torre Galli all’incirca 280 tombe degli inizi della prima età del ferro, quasi tutte del tipo a fossa, in genere con un solo individuo a corpo deposto disteso. Le fosse, spesso rivestite di pietrame, contenevano insieme al defunto (di cui solo raramente si conservano le ossa, a causa delle corrosività del terreno) diversi oggetti, che nell’insieme compongono il cosiddetto corredo funerario. Molto comune è la presenza di vasi, di norma in numero da due a quattro e anche di una o più “fibule”, ovvero spille per chiudere le vesti. Con la maggioranza dei maschi, anche di età molto giovane, era deposta una punta di lancia di bronzo o talvolta di ferro (dell’asta lignea della lancia rimaneva solo qualche frammento all’interno dell’innesto nella punta metallica). Il ruolo dei guerrieri più importanti era sottolineato dalla presenza di una seconda lancia, e in tredici casi anche da una corta spada (quasi sempre di ferro) contenuta entro un fodero di lamina di bronzo riccamente decorato. La spada era un simbolo di prestigio, probabilmente esclusivo dei capi delle famiglie. A solo cinque di questi guerrieri eminenti era riservata inoltre la deposizione nella tomba di uno schiniere di bronzo. Ancora più forti erano le differenze nell’ambito delle tombe femminili, che contenevano vasi, fibule e spesso ornamenti vari, oltre a utensili per la filatura e tessitura. I corredi più comuni contenevano qualche vaso, una o due fibule e una fusaiola (un oggetto più o meno sferoidale di terracotta attraversato da un foro, che si inseriva nel fuso per facilitarne la rotazione durante la filatura). Un numero limitato di donne aveva invece con sé nella sepoltura varie fibule, una collana di ambra e altri ornamenti di bronzo o talvolta d’oro, un coltello di bronzo, rocchetti di terracotta per avvolgere fili di lana o lino, e a volte anche una coppa di bronzo usata probabilmente durante cerimonie rituali. Non è certo casuale il fatto che queste tombe femminili più ricche erano concentrate in una ben definita zona della necropoli. Ciò indica che all’interno della comunità vi erano avanzate differenze di ricchezza e prestigio sociale. In alcune sepolture femminili vi erano anche amuleti a forma di scarabeo di produzione egiziana e probabilmente fenicia, che rappresentano le più antiche importazioni orientali della prima età del ferro in Italia (…). Il villaggio di Torre Galli, dalla sua posizione al centro del promontorio -che consentiva anche un’ampia visuale sul mare -doveva controllare un territorio piuttosto grande, ricco di risorse diverse. Ai margini della sua zona di influenza si ponevano due insediamenti che da esso probabilmente in qualche misura dipendevano: Mesiano Vecchio, situato a sei chilometri verso est e Tropea, posta a cinque chilometri a nordovest sul mare (…). Tra la fine dell’VIII e il VI secolo a.C. si svolge la vicenda della prima età greco-coloniale (…). Nel corso dei secoli le città greche assunsero progressivamente il controllo dell’intera Calabria, spesso imponendosi con la forza sulle comunità indigene (…). Uno dei centri indigeni che è riuscito a sopravvivere e anche ad avere un discreto sviluppo fino al VI secolo a.C. è quello di Torre Galli (…). E’ importante sottolineare che in alcune tombe maschili del VI secolo a.C. sono presenti come punte di lancia in ferro. Essere sepolto con le armi era una prerogativa degli uomini liberi e ciò significava che gli abitanti di Torre Galli avevano mantenuto una certa autonomia rispetto alla vicina città di Ipponio (anche se certamente l’influenza politica, economica e culturale di quest’ultima doveva farsi sentire)… Sia Torre Galli che gli altri abitati legati al sistema territoria indigeno cessano la loro esistenza con il V secolo a.C., periodo durante il quale la vicina città greca di Ipponio dovette acquisire il controllo diretto di tutto l’altopiano del Poro.
Associazione culturale Aramoni - Storia e tradizioni del popolo di Zambrone
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