STRAGE DI NASSIRIYA
Intitolata una piazza del centro storico
Zungri
“Per l’uomo del terzo millennio, l’esercizio autonomo della libertà è la nuova frontiera”. Con queste parole il sindaco di Zungri, Tino Mazzitelli, ha aperto la solenne cerimonia volta ad omaggiare i martiri di Nassiriya. La città irachena è tristemente nota alle cronache nazionali per essere stata teatro di due gravissimi attentati. Nel primo, datato 12 novembre 2003, persero la vita nove iracheni e diciannove italiani (di cui diciassette militari e due civili). Nel secondo del 27 aprile 2006, morirono quattro italiani e un rumeno. A tutte le “Vittime di Nassiriya” il Comune di Zungri ha dedicato una piazza sita nel centro storico del paese. Tra le autorità presenti all’evento: i parroci don Felice La Rosa (Zungri), don Pasquale Sposaro (San Giovanni di Zambrone) don Giuseppe Lopresti (Moladi di Rombiolo), il vice-comandante regionale dei carabinieri, colonnello Capradossi, il tenente colonnello Massimo Deiana (comandante Goc Calabria), il comandante della locale stazione Emilio Farruggia, il vice-presidente della Provincia Giuseppe Barbuto, il consigliere provinciale Francesco Miceli, l’europarlamentare Domenico Basile, il senatore Francesco Bevilacqua, la dirigente dell’Istituto comprensivo di Zungri, Rosa Maria Rizzo e le scolaresche zungresi. Al termine della manifestazione, iniziata con le note del silenzio, è stata scoperta una targa commemorativa -realizzata dallo scultore Michele Zappino- da parte del sindaco e del comandante della Compagnia dei carabinieri di Tropea, capitano Ivan Riccio. Toccante, la parte conclusiva del discorso di Tino Mazzitelli che riassume in poche righe, il senso della cerimonia: “Per rispondere se ci sia un ideale per il quale sia “giustificato” il sacrificio di una vita umana, è utile rievocare la storia del portatore d’acqua indiano e delle sue pentole, una delle quali è talmente crepata che quando l’uomo arriva a destinazione metà del suo prezioso contenuto è andato perso. Un giorno la pentola crepata decide di dovergli chiedere scusa: a causa delle mie imperfezioni, metà della tua fatica va quotidianamente sprecata. Risponde l’uomo: non hai mai notato che sul tuo lato, il sentiero che faccio ogni giorno è pieno di fiori?”.
Corrado L’Andolina
Pubblicato su Calabria Ora il 12 novembre 2008, p. 35