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Squadre di calcio negli anni '70 e '80
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Calcio a Zambrone
Squadre di calcio negli anni '70 e '80
ZAMBRONE E LE SUE SQUADRE NEL DECENNIO 1974-1984 *
Il campo di calcio di Potenzoni è stato, per lunghi anni, teatro di mitiche battaglie calcistiche. L’altro sito adibito a rettangolo di gioco negli anni ’70 ed ’80 fu lo spazio antistante all’edificio scolastico di Zambrone. Il piano di calpestio era in cemento. Le porte, delimitate da quattro sassi e chi aveva la sfortuna di impattare contro essi si faceva male sul serio. Comunque chi praticò il calcio in quel campo improvvisato, può essere considerato l’anticipatore del calcetto. Perchè si poteva giocare al massimo 6 contro 6. Massimo L’Andolina, Mimì Grillo, Raffaele De Carlo, Tonino De Carlo, Nicola Carrozzo, Francesco Iannello, erano capaci di giocare per ore e ore senza smettere mai. La loro passione calcistica era immensa. La squadra zambronese era buona, ma non era compatta ed affiatata come le altre. In porta, si alternarono vari portieri. Il più abile fu certamente Carlo Morello. Poi fu la volta di Vincenzo Grillo, anche lui molto valido. Quindi, per un certo arco temporale, da Franco Colace, istintivo e felino, il suo modo di interpretare il compito di estremo difensore. Gli altri calciatori erano: Nicola Carrozzo, Pasquale Purita, Francesco Iannello, Raffaele De Carlo, Tonino De Carlo, Domenico Grillo, Michele Morello. Pur tuttavia qualcosa non funzionava. Forse piccole incomprensioni, oppure il desiderio spasmodico di vittoria. Eppure, tecnicamente, la squadra era decisamente attrezzata. Mimì Grillo aveva un ottimo dribbling. Massimo L’Andolina a centrocampo era elegante, passo felpato e tocco di palla delizioso. Nicola Carrozzo era il libero roccioso della squadra, Pasquale Purita il terzino agile. Francesco Iannello, aveva un fisico possente e una falcata travolgente. Il dribbling di Raffaele De Carlo era ubriacante; i suoi tiri potenti e ad effetto erano come quelli del miglio -re Del Piero. Tonino De Carlo merita una nota particolare. Aveva una classe immensa e avrebbe potuto tranquillamente giocare nel Milan o nella Juventus, se avesse avuto la fortuna di vivere in un’altra realtà. Quella squadra, quindi, aveva grandi potenzialità. Ma le mancava il guizzo vincente, l’organizzazione. La prima divisa indossata da essa durante un torneo intercomunale fu di colore arancione. Una moda dei tempi, ispirata dallo squadrone dell’Olanda di Crujff e di molti altri campioni. In una partita contro il Potenzoni, si fece male il portiere, Franco Colace. Dentro la sua porta c'era un masso sporgente. Deviò con un tuffo all’indietro un pallonetto di Mastro Ruzzo, icona del calcio potenzonese e locale. Nel cadere batté con la spalla su quella pietra e dovette uscire. Per inciso a Potenzoni era più faticoso dribblare i sassi che gli avversari. Fu la sua ultima partita, non giocò mai più. Venne sostituito da Nicola Carrozzo. Ma la squadra rimase in dieci. All’epoca non c’erano né panchine né panchinari. Fu l'inizio della fine per quella squadra. Alcuni suoi componenti emigrarono per ragioni di lavoro, altri per proseguire i loro studi universitari. Lentamente, venne così organizzata un’altra squadra. La prima vera partita la giocò a San Giovanni, nel campo di “Lovrisi”. Il rettangolo di gioco non era proprio un prato inglese e neanche pianeggiante, ma per chi era abituato a giocare in uno spazio in cemento era comunque un’ottima soluzione. In quella partita la squadra era completamente rinnovata. Oltre allo scrivente, ne faceva parte Mimmo Grillo (di “Lampasi”) Tonino Colace, Mimmo Musolino, Salvatore Grillo detto Cecè ed altri. La partita la stravinse la Sangiovannese. Per due motivi: il primo è che la squadra di San Giovanni era più forte di quella del capoluogo; il secondo perchè a “Lovrisi” i calciatori di Zambrone era giunti a piedi, e cioè dopo 7 km di cammino campestre ! La Sangiovannese aveva tre calciatori bravissimi: Filippo Rocco, Vito Boragina e Lino Caglioti. Molto veloci e tecnicamente bravi. Da quel giorno San Giovanni divenne la rivale per eccellenza dello Zambrone; anche se nel corso degli anni gli scontri furono limitati.
Al gruppo della marina, Vincenzo Collia, Giacomo Collia, il "vecchio" Mimì Grillo si aggiunsero altri giovani: Carlo Casuscelli e suo fratello Franco, per un breve periodo Antonio L’Andolina e poi Mimmo Collia, Nicola Bova, Raffele De Carlo, questi ultimi due già orbitanti nella vecchia squadra. Le prime partite furono organizzate al campo del villaggio turistico “Il Geranio”. Nella stagione invernale si giocavano partite amichevoli con le squadre dei paesi limitrofi. Era l'estate del 1984 allorquando Nicola Bova decise di partecipare a un torneo di calcio organizzato dall’indimenticabile mastro Ruzzo a Potenzoni. La squadra non aveva nemmeno una divisa. Si giocava, semplicemente, con una maglietta bianca. Vincenzo Collia in porta si rivelò meglio di Buffon ! Raffaele De Carlo sembrava il “Pablito” del mondiale spagnolo. Giacomo Collia e Mimmo Musolino in difesa erano meglio di Nesta a Cannavaro. Lo scrivente giocava a sinistra, insieme a Mimì Grillo. Nello stupore generale, la squadra dello Zambrone vinse quel torneo. Addirittura sconfiggendo il Potenzoni in finale. La partita si protrasse fino all’imbrunire. Gli spettatori, allora, accesero i fari delle autovetture parcheggiate nei pressi del campo per illuminarlo. E’ quasi superfluo dirlo, ma all’epoca non esistevano nei campi di periferia i riflettori elettrici… Dopo quella finale molti dei giocatori di quella squadra furono “ingaggiati” da altre di prima e seconda categoria. Per completezza, occorre aggiungere che alla fine degli anni ’70, Costantino Bagnato, titolare, a Zambrone, di un negozio di elettrodomestici organizzò la squadra zambronese. Egli assolse, contemporaneamente, a varie funzioni con dedizione e generosità. Fu, contestualmente, presidente, massaggiatore, allenatore, direttore tecnico e sportivo. Sia la squadra dell’epoca, che quella precedente, erano animate da una travolgente passione. In un Comune in cui non esisteva un cinema, una sala da ballo, nessuna associazione per i giovani, e così via, l’unico diversivo era costituito dal calcio. Ma entrambe le generazioni hanno sofferto della mancanza di un campo sportivo, di una società sportiva e di un allenatore. Questi fattori hanno contribuito in modo notevole allo scioglimento precoce delle due squadre. Se ci fosse stata una scuola di calcio, di sicuro qualcuno avrebbe fatto carriera; certamente avrebbe avuto gloria e successo Tonino De Carlo, un fuoriclasse davvero straordinario. Fino agli anni ’80, la squadra di Zambrone, vinse molti altri tornei. Ma il vero miracolo fu un altro. Per la prima volta, tanti giovani ebbero la possibilità di esprimere passione, tenacia e, forse, un’inconsapevole ma straripante voglia di riscatto da una condizione di oggettiva difficoltà. Una lezione ancora oggi attuale…
Carlo L’Andolina
* Pubblicato su Cronache Aramonesi, anno IV, n. 3 giugno 2008
Foto della squadra di calcio 1979
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Foto della squadra di calcio 1983
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Associazione culturale Aramoni - Storia e tradizioni del popolo di Zambrone
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