INTERVISTA ALL’ONOREVOLE GIACOMO MANCINI *Giacomo Mancini nasce il 10 luglio 1972. Nel 1999 è eletto consigliere provinciale nel collegio del Savuto. Riprende la pubblicazione del periodico la “Parola socialista” fondata dal bis nonno nel 1905. Nel 2001 è eletto deputato. Nel 2002 è consigliere comunale di Cosenza. Dopo la scomparsa del nonno prende in mano le redini del Pse. In Parlamento s’impegna a dare voce alle ansie e alle speranze della sua terra. Nel 2005 diventa responsabile nazionale per le organizzazioni sociali dello Sdi. Nel 2006 è rieletto deputato nella lista Rnp. Attualmente è membro sia della Commissione Affari Esteri della Camera dei Deputati sia della Commissione bicamerale Antimafia. Recentemente è stato nominato coordinatore nazionale dello Sdi per la Costituente socialista. L’intervista risponde alla necessità di comprendere al meglio l’attualità politica regionale e nazionale alla luce dei cambiamenti in corso.Le primarie del Pd, e in misura molto più ridotta la nascita della Cosa Rossa, sembrano monopolizzare il dibattito politico. Il progetto della Costituente Socialista lanciata da Enrico Boselli, Bobo Craxi, Gianni De Michelis e Saverio Zavettieri rischia di venire schiacciata. Che ne pensa Giacomo Mancini che coordina per lo Sdi la Costituente?In effetti giornali e tv non parlano d’altro che delle primarie, e però le polemiche violente e gli scontri sempre più aspri tra candidati hanno trasformato l’appuntamento di metà ottobre in una contesa tra vecchie oligarchie. Il risultato finale e il vincitore non è messo in discussione da nessuno, ma tutti lottano per meglio posizionare la propria corrente all’interno del partito che nascerà. Ad una competizione del genere, nonostante la grande attenzione dei media, saranno ben pochi i cittadini a partecipare.E voi socialisti come rispondete?Con le primarie delle idee. Allo scontro tra gli apparati di ex comunisti e di ex democristiani, preferiamo l’elaborazioni di nuove traiettorie per il nuovo socialismo del terzo millennio e per un governo migliore del nostro Paese. Per questo il 5 e 6 ottobre a Roma daremo vita alla conferenza programmatica che fisserà le sfide del nostro nuovo partito.Insomma, finalmente sarà decretata la fine delle divisione tra i socialisti?La ritrovata unità tra tutti i socialisti è un passo fondamentale. Finalmente riusciamo a dare soddisfazione al sentimento dei tanti elettori socialisti che da quindici anni invocavo un lavoro in comune tra tutti gli spezzoni del glorioso Psi. E, però, il nostro progetto coinvolge da protagonisti anche coloro che hanno una storia nella sinistra diversa dalla nostra, come per esempio Gavino Angius e Emanuele Macaluso, e che oggi, insieme a noi, ritengono indispensabile per il Paese e per il centrosinistra dare vita ad un grande partito del socialismo europeo per come avviene in Inghilterra, in Francia, in Spagna.Come si declina il progetto socialista in Calabria?La nostra è sempre stata la regione più socialista d’Italia. In Calabria possiamo vantare un patrimonio centenario di battaglie di sviluppo e di progresso grazie all’impegno di grandi dirigenti che hanno occupato ruoli nazionali e di ottimi amministratori del governo locale. Sono convinto che l’unità tra gli eredi di quella tradizione, il lavoro comune tra lo Sdi, i Socialisti guidati da Saverio Zavettieri e le tante sigle e associazioni socialiste, possa attrarre anche molti socialisti che sono andati in Forza Italia, ma che oggi sono indignati per il consociativismo e il trasversalismo di quel partito con i settori più opachi del centrosinistra. Ed ancora ritengo che il nostro impegno per la legalità e contro la collusione presente in non poche istituzioni possa stimolare il coinvolgimento di molte energie fresche presenti nella società calabrese.Si riferisce alla Sinistra Democratica?Mi riferisco anche alla sinistra democratica. Dirigenti coraggiosi e valorosi come Mimmo Talarico, per esempio, potrebbero contribuire da protagonisti alla creazione del partito socialista del terzo millennio.Intanto, però, alcuni storici dirigenti socialisti come Sisinio Zito, Sandro Principe e Cesare Marini hanno imboccato la strada del Pd?Non giudico le decisioni di dirigenti che hanno una storia autorevole. Mi limito però a constatare come l’ospitalità a loro riservata dagli ex democristiani e dagli ex comunisti nel Pd non si possa definire delle migliori visto che sono stati condannati a ruoli marginali se non addirittura subalterni. E’ la conferma che in tanti settori del Pd permane un antisocialismo viscerale che produce continui atti di ostilità contro i nostri vecchi e nuovi dirigenti.Si riferisce a Cosenza? I fatti di Cosenza sono gravissimi e a tutti noti. E però le attenzioni negative nei nostri confronti si ripetono in non poche realtà della Calabria. Pensi che i nostri dirigenti a Vibo a Reggio, ma anche nelle altre province, sono costretti a subire blandizie e minacce che se dovessero continuare pregiudicheranno i rapporti di collaborazione all’interno della coalizione.Intanto il Pd dopo lunghe tentativi di pervenire ad una soluzione unitaria, si è diviso presentando tre candidature, tra le quali la più autorevole appare quella di Marco Minniti. Che ne pensa?E’ evidente che la vera partita che si sta giocando non è quella della segreteria regionale, ma quella del futuro candidato a Governatore della Calabria. La contrapposizione tra Marco Minniti e Agazio Loiero, che aveva deciso di far correre una sua candidata, ne fornisce la conferma ecco perché temo che si aprirà, comunque, una nuova fase di instabilità nel governo regionale che purtroppo già adesso non brilla. A proposito di centrosinistra, Rifondazione Comunista in Calabria lancia segnali di collaborazione ai partiti che non aderiscono al Pd.Con Rifondazione ci dividono i temi che riguardano le politiche del lavoro, ma ci unisce il comune impegno a difesa della laicità dello Stato. E poi in Calabria, con il nuovo segretario Pino Scarpelli c’è una profonda condivisione della battaglia contro l’illegalità e il malaffare che soffocano la nostra terra. Su questo fronte potremo fare molto insieme.
Corrado L’Andolina
Pubblicato su Cronache Aramonesi anno III, n. 4 settembre 2007