Il sentimento di Bisanzio nella Calabria di oggi
Il periodo della dominazione bizantina in Calabria copre l’arco di oltre cinque secoli: dall’inizio della guerra gotica, intrapresa dall’imperatore Giustiniano per riconquistare l’Italia, fino alla conquista normanna, conclusa nella seconda metà dell’XI secolo. La presenza dei bizantini nell’antica provincia dei bruzi , durata così a lungo, incise, quindi, profondamente sulla sua struttura territoriale e culturale.
Le opere architettoniche e artistiche realizzate in quest’epoca rimangono l’espressione più immediata di tale civiltà, resistendo sorprendentemente all’erosione dei tempi e alla noncuranza degli uomini.
I luoghi i cui sorgono le chiese s’immergono in una natura d’imponente bellezza, che ne costituisce l’incantevole sfondo. Il visitatore avrà spesso l’impressione che essi stessi siano parte integrante delle realizzazioni artistiche degli uomini. Splendidi esempi di questa perfetta fusione tra arte umana e “arte naturale” sono la Cattolica di Stilo o San Giovanni Teristi, non lontano da Bivongi.
Percorrendo le strade silenziose dei paesini che fanno parte della Calabria bizantina, si riconosce quell’identica forte componente spirituale che fu così rilevante per l’esistenza dei loro antichi abitanti, nelle persone che s’incontrano. Non solo nell’arte si proietta la storia degli uomini, ma anche nella loro fisicità. La storia li ha plasmati, perché molti dei segni esterni che caratterizzano un individuo sono il portato di una storia anche lontana. I gesti delle nostre donne, come il nascondere prontamente il proprio sorriso portandosi una mano alla bocca; i loro passi lenti, quasi ad avere timore di fare troppo rumore; il modo di socchiudere le palpebre mentre si prega, quasi che questo impercettibile movimento consentisse di guardarsi meglio nell’anima, tutto ciò caratterizza la donna calabrese e ci piace pensare che sia un’eco viva e lontana di quella sua lunga stagione bizantina. Così pure avviene nel contegno solenne di un uomo, nella severità dello sguardo; nella calma che traspare dal suo comportamento; nel calore della sua voce; nel senso di abnegazione e di distacco che egli esprime in un sorriso appena accennato; nel gesto di sollevare con estrema calma un braccio, con cui sembra salutarci come da una lontananza di secoli. Persino prerogative del rigoroso stile linguistico che caratterizza i testi di letteratura bizantina, costituiscono gli elementi essenziali del modo di conversare, di comunicare, in particolare, degli intellettuali calabresi. È sufficiente scambiare qualche parola con alcuni di loro, per rendersene conto. Si potrà ravvisare, allora, nel loro discorrere il piacere di scegliere parole dal suono gradevole, mediante il quale vanno interpretate le frasi, più che per il loro retto senso; la meticolosa ricerca di rari aggettivi; la ridondanza e la complessità dei discorsi; il non esprimere mai direttamente il pensiero, ma, piuttosto limitarsi a suggerirlo all’interlocutore. Talvolta si rimane addirittura intrappolati nell’eccessiva sottigliezza delle argomentazioni, quelle che nel linguaggio corrente sono connotate negativamente come “bizantine”, ma che hanno un indiscutibile forza di suggestione.
Un viaggio in terra di Calabria non sarà completo se non si saprà apprezzarne la sua popolazione e il suo antico retaggio di storia.
Olga L’Andolina
Pubblicato su Calabria Bizantina – De Luca editore d’arte (Novembre 2003)