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Ay Ay! Incursioni nelle tarantelle calabresi e dintorni
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La tarantella vista da Corrado L'Andolina
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Pubblicato il libro intitolato “Ay Ay”
La tarantella vista da Corrado L'Andolina
TROPEA. Sembra l’urlo di una tribù di indiani, il titolo che Corrado L’Andolina, stimato avvocato di Zambrone e instancabile promotore delle nostre tradizioni ha dato alla sua ultima pubblicazione “Ay Ay!”, invece è “l’incitamento a proseguire nella danza intrapresa” che viene spesso ripetuto da ballerini e musicisti durante l’esecuzione della tarantella, come spiega lo stesso autore nel corso dell’interessante pubblicazione. Sì, la Tarantella. Questo è un libro, il primo che viene pubblicato dalle nostre parti su questa danza familiare e intrigante, che ci accompagna sin dalla tenera età. Anche il sottotitolo dà una visione “dinamica” del libro: “Incursioni nele tarantelle calabresi e dintorni”. L’autore compie un’indagine storica sull’origine della danza che si pensa nascesse dalla puntura di un ragno velenoso, la lycosa tarentula, che provocava crisi psicomotorie e che pungeva soprattutto le donne mentre si recavano nei campi da coltivare.
La tarantella rappresenterebbe le convulsioni e le sofferenze che subivano coloro i quali venivano morsi dal ragno tarantola. Il territorio in cui si diffonde la tarantella è l’Italia meridionale e il santo di riferimento, San paolo, il perché è detto con dovizia di particolari e rigore storico da Corrado L’Andolina che tratta dei vari tipi di tarantella, della “viddhaneddha” di origine greca, che si distingue dalla tarantella napoletana e da quella “riggitana”. Viene poi messo in luce il ruolo del Mastru d’abballu, un “capo carismatico” che dirige le danze scegliendo il compagno o la compagna che inizia la danza, per poi lasciare agli altri il suo posto. La tarantella riggitana si divide in quattro fasi principali: nel primo poi vengono descritte la “Tarantella maffiusa”, con significati di “onore e di rispetto” e le danze arberesh, che si praticano nei paesi d’origine albanese. Il triangolo, la fidula ad arco,, le castagnette, la chitarra battente, l’organetto, la zampogna, il tamburo a frizione il flauto di corteccia, la ciaramella e il tamburello, sono gli strumenti più usati nelle tarantelle calabresi che nel libro vengono descritti e documentati con fotografie.
I nomi dei più importanti costruttori di strumenti musicali delle nostre zone e i testi di alcune tarantelle, concludono il libro che sottolinea come la tarantella non sia una semplice danza popolare, ma “un sistema di comunicazione complesso, fatto di illusioni e gesti, fughe e ritorni, umiltà e arroganza”. Il bel libro che racconta una parte della nostra storia, che va trasmessa alle giovani generazioni è dedicato a nonno Corrado, mastru d’abballu che l’autore ricorda per avergli trasmesso l’amore per la cultura e le tradizioni popolari, ma anche ai suoi figli, Anna e Salvatore, perché naturalmente proseguano la tradizione di famiglia. E’ stato stampato presso la Grafica Cosentina ed edito dal centro studi umanistici e scientifici Aramoni, con introduzione di Salvatore L’Andolina che ricorda gli anni Cinquanta, quando i ragazzi spensierati, cenciosi e scalzi “sentivano” il richiamo della musica.
Un libro molto bello, carco di passione e di contenuti che è senz’altro una traccia per un approfondimento su una parte importante della nostra ricca e nobile tradizione popolare.
Saverio Ciccarelli
Pubblicato su Il Quotidiano il 3 novembre 2008, p. 18
Pubblicato su La Piazza di Tropea, novembre 2008, p. 4
Associazione culturale Aramoni - Storia e tradizioni del popolo di Zambrone
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