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Deodato Vallone
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Ultimo sindaco della storia migliore del popolo zambronese
Deodato Vallone
Nel 1952 si tennero le elezioni amministrative per la terza volta in sei anni. Gli orientamenti si erano ormai stabilizzati su una duplice direzione politica, molto semplice e sostanzialmente rispondente ai valori della comunità. Ad un centro totalmente imperniato sulla Democrazia cristiana si contrapponeva, peraltro senza troppa convinzione, una destra imperniata sul prestigio di alcuni ex combattenti della Seconda guerra mondiale, che continuavano a stimare Mussolini come uomo e come statista. Solo a San Giovanni resisteva un nucleo che si richiamava alla sinistra social-comunista, che però sceglieva lo schieramento locale senza tenere gran conto della matrice ideologica, ben comprendendo che l’alternativa sarebbe stata l’isolamento. Non vi era traccia, di conseguenza, di alcuna contrapposizione ideologica nelle competizioni locali, dove contava più il prestigio individuale, la parentela, la credibilità e l’esperienza. Nel 1952 si contrapposero, pertanto, due liste: la Dc, con lo scudo crociato e la “Campana”, organizzata dai fratelli De Carlo sostenuti dai loro amici e dall’astro nascente della destra nella zona, impersonato dal dottore Giuseppe Conocchiella di Briatico, all’epoca medico condotto di Zambrone. La lista della Dc si presentava con un’ossatura assai robusta potendosi avvalere del sostegno dell’intero notabilato locale e dell’aiuto della potente struttura provinciale del Partito. Venne designato sindaco don Deodato Vallone ma ne facevano parte tutti i personaggi di peso della politica locale, da Eugenio Iannello a Francesco Carrozzo a don Menotti Panella a Corrado L’Andolina. La campagna elettorale, tuttavia, accese gli animi; i comizi, tenuti senza amplificazione, attiravano gli elettori suscitando entusiasmo, commenti e vivissima partecipazione. Gli oratori assicuravano l’impegno massimo per far costruire alloggi popolari, strade, fognature e acquedotti. Tutti erano infatti consapevoli della disastrosa condizione locale: la gente viveva nelle baracche, lo stesso municipio era sistemato alla buona in due baracche, la condizione dell’igiene pubblica era disastrosa, le malattie infettive, a cominciare dal tifo e dalla Tbc, colpivano spietatamente. I centri abitati, inoltre, erano sprovvisti totalmente dei servizi idrici e igienici, i bisogni corporali venivano soddisfatti all’aperto in aperta campagna e di notte negli appositi vasi (“càntari”), ripuliti alla meno peggio all’alba. Insomma si viveva a Zambrone come nel 1600 ! La gente si convinse, abbastanza facilmente, che solo la Dc poteva contribuire a risolvere quei tremendi problemi, sia perché era il partito che deteneva tutto il potere sia perché gli uomini della Dc erano i soli a impegnarsi pubblicamente sui temi dei bisogni pubblici. E puntualmente arrivò il trionfo della lista scudocrociata: primo eletto e consigliere anziano Corrado L’Andolina con 555 preferenze. Il Consiglio chiamò don Deodato Vallone alla carica di sindaco. Don Deodato Vallone era un signore all’antica, elegante, sempre con la lobbia sul capo, abbastanza colto. Aveva conseguito in gioventù il diploma di perito agrario ma non esercitò mai la professione. Era stato abbastanza tiepido col fascismo, senza mai assumere però una posizione di ostilità. Proprietario, insieme a tre sorelle, rimaste nubili, di alcuni appezzamenti vicini al centro abitato aveva sposato una Carlizzi, originaria di Ionadi, in odore di nobiltà. Si accontentava del titolo di gnuri che tutti gli attribuivano con rispetto e una certa ironia. Fu, la sua, un’amministrazione molto attiva ma più per merito dei collaboratori che per l’impegno del sindaco, piuttosto restio a muoversi da Zambrone. Fu l’amministrazione durante la quale si avviò la costruzione del municipio, fu realizzato il primo acquedotto pubblico, dato corso alla prima sistemazione idrogeologica del suolo. Ma soprattutto furono gettate le basi per i grandi finanziamenti nel campo dell’edilizia pubblica con l’Unrra Casas, che entro qualche anno, avrebbero portato alla realizzazione del primo lotto di alloggi popolari nel capoluogo e a San Giovanni. Don Deodato sorrideva a tutti, accettava il ruolo di primo cittadino con un certo sussiego ma senza boria dando la sensazione di essere contento del prestigio che la carica gli assicurava mentre a levare le castagne dal fuoco erano i suoi collaboratori, che si sottoponevano a massacranti viaggi a Catanzaro, qualche volta persino a Roma. E chi ricorda cosa significasse raggiungere Catanzaro da Zambrone negli anni ’50, comprenderà anche quali sacrifici e quale prezzo comportasse l’accettazione di un ruolo pubblico. Peraltro, in quel tempo, non era stato inventato il gettone di presenza per consiglieri e assessori e il sindaco non godeva né di stipendio né di indennità di carica: la politica era davvero passione e dedizione al bene della comunità. La logica dell’interesse era estranea alla cultura contadina e, meno che mai, il connubio interesse privato-pubblica attività era concepibile come strumento di interesse personale. E, tuttavia, dal lavoro di quegli uomini è venuta la storia migliore di questa comunità. Il sindaco Vallone, sotto questo aspetto, interpretò con nobiltà e disinteresse quel momento storico dando un contributo importante. Probabilmente fu l’ultimo sindaco che ha seppe illustrare l’animo autentico della vecchia Zambrone all’insegna della dignità e del disinteresse. Per questo ancora gli zambronesi onesti gli devono riconoscenza.
Salvatore L’Andolina
Pubblicato su Cronache Aramonesi anno IV, n. I, gennaio 2008
Associazione culturale Aramoni - Storia e tradizioni del popolo di Zambrone
frazione San Giovanni, Viale Antonio Gramsci numero 3 - 89867 Zambrone (VV) - Italia