Zambrone. La storia e l’esempio di Michele Pungitore, martire della Seconda guerra mondiale
IL SOLDATO CHE RIMASE FEDELE ALLA PATRIA
Non volle aderire alla Repubblica di Salò costituita da Musoolini e venne internato
di Corrado L’Andolina
ZAMBRONE - L’Albo degli Imi (Internati Militari Italiani) caduti nei lager nazisti 1943-1945 è una banca dati on-line. In essa sono registrate le biografie degli internati militari italiani che hanno perso la vita nei lager del Terzo Reich tra il 1943 e il 1945. Tale banca dati è integrata con la registrazione dei militari deceduti subito dopo la cattura o la liberazione. “Un doveroso contributo -è riportato nel relativo portale web- per non disperdere il patrimonio storico, culturale e umano legato alla loro drammatica vicenda e colmare una lacuna troppo a lungo protratta”. Il ministero della Difesa ha comunicato ai familiari di Michele Pungitore l’inserimento di quest’ultimo in tale banca dati. Nato a Zambrone il 22 gennaio 1911, Michel Pungitore assolse ai suoi obblighi di leva presso il distretto militare di Catanzaro da agosto 1931 a settembre 1933. Poi venne chiamato alle armi nel 1940. Il 18 novembre del 1942 fu inviato in territorio di guerra nel corpo d’armata divisione fanteria Acqui, sfortunata protagonista dell’eccidio di Cefalonia, da parte delle truppe tedesche, dal 23 al 28 settembre 1943. Tra i pochi superstiti qualcuno riuscì a trovare rifugio tra la popolazione greca o presso i partigiani. La maggior parte fu destinata ai campi di concentramento. Ad alcuni fu offerto di ritornare in patria e aderire alla Repubblica di Salò. Fra questi, anche al soldato zambronese che rifiutò la proposta e decise di rimanere fedele all’esercito e ai suoi sottoufficiali sopravvissuti. Michele Pungitore venne così trasferito in un campo di concentramento serbo. E proprio durante tale prigionia, nel corso di un attacco di liberazione condotto dagli alleati anglo-americani, subì ferite gravissime a seguito delle quali morì il 9 ottobre 1944. Il 27 gennaio 2014 il prefetto di Vibo Valentia, Giovanni Bruno ha consegnato ai familiari di Michele Pungitore, ai sensi della legge 296/2006: “La medaglia d’onore ai cittadini italiani, militari e civili, deportati e internati nei lager nazisti e destinati al lavoro coatto per l’economia di guerra ed ai familiari dei deceduti”. La vicenda dolorosa di Michele Pungitore assume un evidente ed alto valore culturale e civico. Perché egli sacrificò la vita per difendere la sua dignità di uomo e di cittadino. E così, la sua onesta reazione alla violenza nazifascista assurge a simbolo concreto di coraggio contro mediocri opportunismi e contro ogni forma di totalitarismo.
Pubblicato su Il Quotidiano il 22 ottobre 2015, p. 22