UNA RIFLESSIONE POLITICA TRA PASSATO, PRESENTE E FUTURO
Solo chi ara il campo con il vitello altrui, alla fine ara con il vitello d’oro. Riflettevo giorni fa su questo cupo aforisma di Kar Kraus e ho concluso che la storia dell’umanità, e in particolare quella politica e sociale, si è avvalsa troppo spesso del vitello altrui. Mai, ad esempio, avrei pensato che il futuro ci avrebbe riservato un partito in cui gli eredi del Pci sarebbero stati guidati da un ex democristiano e che invece dell’unità delle sinistre e dell’alternativa, come si chiamava negli 70/80 l’ipotesi di un governo senza la Dc, avremmo avuto un’Italia senza il Psi e un governo dal colore, e quindi dalla linea di gestione, indefinibile, oscura, contraddittoria, approssimativa. Il tutto accompagnato da una crisi morale, di idee, di passione, in cui i continui cambi di casacca, ridicolmente nobilitati con il termine “riposizionamento”, non solo non vengono più deprecati ma sono spesso esaltati come passi coraggiosi, scatti di orgoglio, bene dell’Italia, della Calabria, del mondo. Così è avvenuto per molti dei miei amici e compagni di un tempo, ora reperibili, chi non ha lasciato o è scomparso, in tutti gli schieramenti e sotto dieci bandiere come nel bel film di Duilio Coletti degli anni 60, col pericolo che alla fine la nave che li trasporta faccia la stessa fine dell’Atlantis, la fregata corsara tedesca affondata dall’incrociatore inglese dopo i primi successi. Un vecchio socialista come me, sopravvissuto alle tempeste, alla violenza politica e mafiosa del nostro tempo sente la vacuità dei processi politici odierni così privi di umanità, di sensibilità, direi persino di gusto, avvolti come sono nel limbo della mediocrità e del provvisorio quando non nei misteri del trasversalismo come testimonia l’applicazione della riforma renziana delle province che-sorpresa sorpresa!- produce a Cosenza e Catanzaro il presidente che non t’aspetti. Mi chiedo come sarà la Regione futura, anche se il tema non mi appassiona. E non perché non sia importante ma perché non mi scuote la speranza, non c’è nessuno che indichi orizzonti luminosi, o offra i prodromi della rivoluzione culturale di cui ha bisogno la società calabrese. Il dibattito sulle alleanze ha assorbito già le energie dei partiti lasciando strascichi, ripicche e spirito di vendetta, il resto sarà impegnato nel fumo dei programmi, nei contatti con le così dette articolazioni della società civile, con la messa in funzione di segreterie del candidato presidente in tutte le città e qualche comizio nel chiuso di teatri e hotels perché all’esterno non è più consigliabile. In tale contesto emerge come ci siano vitelli d’oro che, anche oggi, arano i campi che hanno arato prima con i vitelli degli altri, con la sofferenza, le umiliazioni, l’angoscia, i valori, i sacrifici e le passioni di questi ultimi. Impossibile dimenticare i baldi giovanotti del Pci - Pds - Pd e di Alleanza Nazionale che lanciavano le monetine contro Craxi, malato e sconfitto, orgogliosi di sentirsi la parte migliore del Paese mentre erano la peggiore perché scavavano un solco che avrebbe distrutto la sinistra (come poi è avvenuto) e ferivano la coscienza di uomini e donne che votavano socialista e che non avevano fatto alcun male. Idem per i valorosi comici alla Beppe Grillo che distribuiva patenti di ladro di qua e di là senza conoscere la storia del socialismo che con le sue lotte aveva garantito anche a lui la possibilità di esprimersi. E non dimenticano neppure le sguaiatezze e le volgarità di cantanti e attricette, registi e intellettuali alla Battiato, un vero gentiluomo del Sud per come, ancora di recente si esprime nei confronti delle donne che non sono di suo gradimento. E tuttavia il mio rancore -se di rancore si tratta- va innanzi tutto verso coloro che tutto questo invece lo hanno dimenticato e si sono impegnati in una finta rigenerazione che li ha fatti passare indenni attraverso la tempesta. Certi individui non rimangono mai orfani neanche dopo la scomparsa del padre e della madre!
Salvatore L’Andolina
Pubblicato su Il Quotidiano il 25 ottobre 2014, p. 18