il ritratto
SOCIALISTA, UMANISTA E LIBERTARIO
Fu un uomo probo e combattivo che si schierò a difesa dei deboli
“L’amore io voglio che dura/ nel cuore che freme e impera”. I versi sono tratti dal primo numero de “Il biricchino calabrese” periodico calabrese fondato l’1 febbraio 1941 da Alessandro Bagnato e definito come “Giornale umoristico, letterario caricaturista”. La sua adesione al pensiero anarchico non lo privò di pragmatismo. E così anche le sue posizioni maturarono nell’ambito della via maestra al socialismo riformista indicata da Filippo Turati. Curioso, fine lettore, solido negli affetti familiari, umile, lineare nei suoi ragionamenti e continuamente proteso verso il bene. Alessandro Bagnato fu uomo probo e combattivo che si schierò a difesa dei deboli, della cultura e dell’istruzione. Una vita spesa per la crescita delle comunità in cui ha operato. Generalizzata la stima nei suoi confronti. Insegnò ai diseredati e offrì loro una differente prospettiva esistenziale. Un socialismo vissuto in prima persona, con onestà e generosità fuori dal comune. Le vibrazioni del cuore, l’anelito di libertà, una carità praticata giorno per giorno, con la forza delle idee e la disponibilità umana alle fasce più deboli della società. Giornalista, scrittore, poeta, storico, politico. Eroe in guerra, fermo contestatore del fascismo e instancabile costruttore di positività. Ha scritto molte opere dedicate soprattutto a uomini che ebbero nell’utopia la loro stabile dimora. In particolare a “Carlo Pisacane” e “Malatesta e compagni”. Socialista libertario il primo, anarchici insurrezionalisti i secondi. Il modo più appropriato per indicare modelli di azione (Errico Malatesta) e nobiltà di spirito (Carlo Pisacane) che apparivano ai suoi occhi indispensabili per la creazione di una società più equa. Risulta quanto mai attuale il suo esempio: l’impegno civile e professionale messo al servizio della patria e di una concezione altissima della politica. E non solo; moderna anche l’umanità associata alle idee; la coerenza ad un sistema di valori orientato dalla giustizia; la virtù dell’impegno sociale; i contenuti politici, la conoscenza e il sapere come mezzi di conquista dell’autonomia del pensiero; l’audacia di schierarsi in prima linea per la difesa di ideali capaci di trasformare il mondo. E ancora: non tramontano la sua cristallina moralità, la cultura intesa come valore non negoziabile, l’uso della parola per scuotere le coscienze, lo stimolo alla dialettica, il giornalismo mezzo per conquistare spazi di libertà, la sua poesia capace di cogliere l’essenzialità della realtà circostante. E poi: la sua speciale umanità mai disgiunta da una coscienza critica intelligente e vitale. Chiaro il messaggio rivolto ai giovani, cui suggerisce di pensare e agire come “Capitani famosi”. In epigrafe all’omonimo libro scrive: “Esempi di virtù guerresca per educare i giovani a sentimenti di coraggio e di sacrificio”. Binomio, “coraggio” e “sacrificio” scomparso dalla prassi quotidiana. E se fosse giunto il momento di riappropriarsene?
Corrado L’Andolina
Pubblicato su Il Quotidiano il 3 ottobre 2014