DOMENICO RUSSO VINCE L’ORO AGLI INVICTUS GAMES
Invictus Games, questa la locuzione usata per indicare i giochi paraolimpici riservati ai militari portatori di disabilità. Gli atleti italiani che hanno partecipato ai giochi svoltisi dal 10 al 14 settembre a Londra sono stati tredici. In cinque hanno portato una medaglia a casa. Fra questi è spiccata la prima medaglia d’oro tricolore conquistata da Domenico Russo, zambronese doc, risultato vincitore, lo scorso 11 settembre, nei 100 metri (con il crono 12,64). La vittoria ripaga il militare di tante sofferenze e sacrifici. A chi non è capitato di vedere Domenico Russo correre lungo le strade zambronesi? Una corsa a tratti liberatoria, a tratti rabbiosa, mai stanca o rassegnata. Chiunque abbia visto l’atleta correre è rimasto colpito dalla sua decisione mista a una ferrea volontà di tagliare il traguardo prefissato. Sornione, autoironico, discreto, Domenico Russo ha saputo conquistare l’amicizia di quanti lo hanno apprezzato per la sua tenacia e disponibilità. Cronache Aramonesi è stato il primo giornale ad occuparsi di Domenico Russo (nel 2008) e a pubblicare più articoli sul suo percorso umano e militare. La sua vicenda è ben nota. Arruolatosi nel 225esimo reggimento dell’esercito italiano il 10 dicembre del 1997, perse l’occhio durante un’esercitazione. Dopo una prima fase di scoramento riprese a lottare come un leone. Lo sport fu un fedele alleato. Entrò, in seguito, nello status del Ruolo d’onore dell’esercito italiano. Ma la soddisfazione più grande l’ebbe il 2 gennaio 2013 con il rientro in servizio. La caparbietà di Domenico Russo è un severo monito per quanti preferiscono vivere di vittimismo ed autocommiserazione. La sua é una lezione di vita che indica come ci sia sempre un motivo per cui vale la pena lottare. Occorre credere nei propri valori, nei sogni, nella forza della volontà e nella spinta dirompente del cuore. Se si crede in tutto ciò ogni risultato è possibile. Domenico non nasconde la sofferenza, quasi a volere testimoniare con la concretezza dell’esempio che le cicatrici fisiche e morali non scompaiono, ma cedono il passo alla vittoria del sorriso.
Pubblicato su Cronache Aramonesi, anno X n. 2, settembre 2014.