il corsivo
LA SHOAH VISTA DA PRIMO LEVI
L’esperienza dell’intellettuale raccontata dagli studenti
Per celebrare il “Giorno della memoria”, scuole, associazioni ed enti allestiscono ogni anno varie iniziative. La Shoah è l’esperienza più terribile che ha scosso l’umanità nel secolo passato; il rischio della ritualità, però, è sempre incombente. Un’eventualità che può essere scongiurata con la forza del cuore, mediata da un uso puntuale della ragione, temperata dalla coscienza critica e integrata dal rigore storico. E sono proprio questi gli elementi che hanno caratterizzato il seminario dal titolo “Primo Levi in Calabria” curato dall’Istituto omnicomprensivo di Soriano diretto da Licia Bevilacqua e svoltosi dal 2 al 6 febbraio. Nel corso di tale ricerca, l’approfondimento ha seguito un percorso preciso e definito. Filo conduttore, l’autore come “sinolo” fra due culture: scientifica e umanistica. Accurato lo studio di Primo Levi da parte degli allievi, circostanza che comprova un dato quanto mai interessante. L’apatia e la mediocrità, l’indifferenza e la superficialità che spesso sono indicate quali peculiarità della società contemporanea, specie dei giovani, possono essere sconfitte. Tutto dipende dalla forza dell’intelligenza, dalla capacità di alimentare la curiosità e, soprattutto, di orientare verso la costante ricerca della verità. L’uccisione per mano nazista di milioni di ebrei è stato un dramma per l’intera umanità. Esercizio del ricordo ma anche sua proiezione nell’attualità sono i due passaggi necessari per onorare la memoria. La ricerca letteraria è di per sé un’attività di penetrante riflessione. La disamina dei pensieri e delle opere di un autore come Primo Levi rinvia, inevitabilmente, a un contesto storico delineato dalle atrocità della Shoah. Le conoscenze scientifiche di Levi s’intersecano con il suo ricco bagaglio umanistico e sono sempre segnate dall’esperienza dolorosissima, struggente e drammatica della Shoah. La capacità di coinvolgere ragazzi e giovani in un percorso così significativo e complesso è una nota che merita attenzione. Anche perché testimonia il ruolo della scuola, soggetto fondamentale per generare l’emancipazione di ogni realtà dall’arretratezza che è sempre un dato economico e ancora di più culturale. Ma il dato conferma che la scuola è prima di tutto centro di istruzione, presupposto di ogni processo di crescita umana e di consapevolezza sul passato e presente. L’importanza del progetto curato dall’Istituto omnicomprensivo di Soriano è confermata dall’attenzione riservata dai media, non solo locali. Proprio nei giorni scorsi “Teleradio Speranza” ha mandato in onda le varie fasi del seminario. Ma il collegamento con l’attualità implica anche una riflessione sulla condizione attuale degli ebrei e dello stato d’Israele. La cultura umanistica non è erudizione. E quella scientifica non si consuma soltanto nei laboratori di chimica o di fisica. A tale proposito non è affatto casuale che sia proprio Leon Wieseltier pensatore americano, figlio di sopravvissuti alla Shoah, che sulla scia di Primo Levi rimarchi il ruolo positivo della scienza (e quello negativo dello scientismo) che mai però può essere disgiunto dalle discipline umanistiche, cui assegna il primato vergato in un “Manifesto per la cultura umanistica”. Il “sinolo” di Primo Levi, così segnato dalla sua straziante esperienza umana, continua ad essere prolifico di valori e si riflette, pertanto, nei tempi odierni. L’estremismo islamista, talvolta camuffato da antisionismo, cela un nuovo riaffiorante antisemitismo. Stimolare la conoscenza di autori e cultura ebraica diventa così un gesto di politica culturale efficace che testimonia amore ideale e solidarietà concreta con Israele e col popolo ebraico di ieri e di oggi.
Corrado L’Andolina
Pubblicato su L’Ora della Calabria il 7 marzo 2014