il corsivo
SENZA UNO SCATTO IN PIÙ, IL 2014 NON SARÀ DIVERSO DAGLI ALTRI ANNI
Cosa augurare per i prossimi 365 giorni? Sarebbe delizioso alzarsi e scoprire che qualcuno si accinge a realizzare nuovi investimenti in loco. Su quali fronti? Sul settore industriale, quello che produce ricchezza reale e duratura. Magari su quello avanzato e tecnologico. E poi sarebbe altrettanto piacevole scoprire che non si fanno più “progetti sulla legalità” il che presuppone che la questione risulti definitivamente e positivamente superata. Oppure attraversare le strade della provincia senza correre il rischio di distruggere ruote e ammortizzatori. E ancora, immaginare un 2014 in cui le iniziative e gli investimenti culturali siano in grado di fare parlare dei comuni di Zambrone o Zungri, Zaccanopoli o Spilinga, Drapia o Parghelia, come realtà all’avanguardia. Ma bisogna rimanere coi piedi per terra! Una grande progettualità economica, culturale, sociale necessita di un’attenta preparazione, di un humus fertile che generi un meccanismo virtuoso. È realisticamente ipotizzabile che ciò accada? I dati sono sconfortanti. Il Vibonese (come del resto buona parte della Calabria) sembra essersi immesso nell’imbuto di un percorso storico asfittico, destinato a cancellare per sempre la sua storia e la sua stessa sopravvivenza. Soltanto l’operosità di tanti uomini e donne di buona volontà può invertire una direttrice storica che corre sempre più rapidamente verso il nulla. La tenue efficacia dei diritti collegati al lavoro e la rassegnazione alla mediocrità politica (e non solo) altri mali da debellare al più presto. Una realtà che poggia l’economia sulle pensioni dei genitori o dei nonni, d’altronde, non è una buona assicurazione per il futuro. Meno che mai iniziative pubbliche dettate da mode passeggere o prive di visioni lungimiranti. Un territorio che registra ogni anno più morti che neonati è destinato inevitabilmente allo spopolamento. Cosa accadrà nei prossimi trent’anni? Il sentimento della fatalità, così radicato al Sud non offrirà alcuna risposta convincente. Urge riappropriarsi della passione politica, costruire una nuova base valoriale che proietti il cuore, gli occhi e le braccia ben oltre l’ostacolo che spesso s’identifica col transeunte e con la mediocrità. Il futuro, insomma, è collegato al 2014… Accumulare ulteriori ritardi sarebbe un errore fatale e irreversibile. Non si può perdere neanche un secondo, oppure, si perderà per sempre il treno della storia che viaggia a velocità supersonica e non attua alcuno sconto! Da dove ripartire? Da uno degli atteggiamenti più radicati nella cultura e nella coscienza calabrese: la tenacia. In un racconto di Saverio Strati, dal titolo “L’ostinazione”, un contadino calabrese per tre volte tenta di recarsi a Roma. Lungo il tragitto incontra Gesù e gli chiede: «Dove vai?”. E il viandante risponde: «A Roma». Gesù replica: «E non dici: se vuole Dio?». Il calabrese si rifiuta e per ben tre volte è trasformato in ranocchio. Alla fine Gesù sorride della sua ostinazione e lo lascia proseguire per il suo cammino. Se si è convinto Gesù…il calabrese può provarci anche con la Storia. La forza dell’ostinazione coniugata all’intelligenza e alla costruttiva operosità, ma anche a una rinnovata etica del dovere e della responsabilità sono le uniche speranze per costruire il futuro. Insomma, per il 2014 occorre essere ostinatamente fiduciosi, dinamici, intraprendenti e coraggiosi. Per dirla coi versi di Walt Whitman: “D’ora in avanti non chiedo più buona fortuna, sono io la buona fortuna”. Siate “buona fortuna”…
Corrado L’Andolina
Pubblicato su L’ora della Calabria il 2 gennaio 2013, p.23