il corsivo
UN DOLORE CHE SI RINNOVA PERENNEMENTE
In occasione del quarto Raduno “Amici di Aldo Ferraro” la segretaria dell’associazione sorta in memoria del giovane caduto sul lavoro ha proposto la seguente riflessione.
Sarà perché ci sono dentro, sarà perché l’evento dello scorso 13 agosto è stato effettivamente emozionante ma ci sono davvero momenti che restano impressi nei ricordi e nel cuore, incancellabili. Talmente tanto sentiti da evocare, nel tempo, gli stessi sentimenti e le stesse emozioni avvertite come all’origine. Mi sembra di rivivere alcune immagini e parole di pronunciate in occasione del raduno: i girasoli gialli adagiati a fianco della statua dell’ “Angelo Calciatore” dedicata ad Aldo; i volti commossi delle persone; le parole di una delle vedove dei morti sul lavoro, la signora Domenica Mazzitelli (vedova di Nicola Piccolo) che mi ricorda come il dolore si rinnovi di giorno in giorno; il piccolo Lorenzo passeggiare per il campetto intitolato al suo papà, con la sua bici rossa; le infinite lacrime di mamma Lisa e il volto impietrito di papà Peppino; la non rassegnazione allo stato vedovile di Gabriella; l’assenza incolmabile di un fratello, percettibile immediatamente in Carlo e Francesco; il volto gentile e premuroso di un prete, monsignor Giuseppe Fiorillo. E poi mi torna in mente l’amicizia con altri parenti delle vittime sul lavoro, in particolare la voce della sorella di una delle vittime della Thyssenkrupp. Mai dimenticherò in tutta la mia vita quella voce. Era come se le avessero tolto la vita e, in effetti, la vita gliel’avevano tolta. Parlava e rispondeva, con una voce priva di emozione, senza ritmo, senza manifestare alcun tipo di sentimento. È stata un’esperienza agghiacciante! E allora penso che se la gente sapesse ancora ricordare col cuore oltre che con la mente, forse oggi nessun padre, figlio o fratello morirebbe più sul proprio posto di lavoro. Dopo simili tragedie si diventa a volte più deboli, altre più forti. Penso alle parole di Niccolò Fabi, il noto cantante che ha perso la propria bimba per una malattia improvvisa: «Gli eventi straordinari creano reazioni straordinarie. É come un’esplosione di energia enorme che se non viene canalizzata in senso positivo rischia di diventare veramente distruttiva». Credo sia vero ma credo allo stesso modo che serva una grande, grandissima forza per riuscire a canalizzare in espressione positiva il dolore. E allora mi è d’aiuto la figura di don Fiorillo, un uomo che è andato oltre il dolore perché ha canalizzato ciò che di triste e rabbioso c’era negli uomini, per farne un frutto d’amore, come ha fatto con “La casa di Marta” e con “La casa di Nazareth”, dove ha dato aiuto e dignità alle persone più bisognose. Ricordare per non morire e ricordare per continuare a vivere. Due espressioni che apparentemente spingono ad uno stesso significato ma che servono la prima, per trasformare il dolore e la seconda per far conoscere agli altri gli atti di amore di chi non è più tra noi.
Mariella Epifanio
Pubblicato su Cronache Aramonesi, ottobre 2013, anno IX, n. 5