il corsivo
L’INCONTRO RINSALDA IL LEGAME CON LA FEDE
La leggenda vuole che papa Sisto V sia stato eletto al soglio pontificio dopo aver finto di essere debole e malato. In realtà, il suo pontificato si distinse per vigoria e vitalità feconda. Nel 1586, a distanza di pochi mesi dalla sua elezione papale, proclamò la bolla Detestabilis avaritiae. Un provvedimento che per molto tempo ha fatto discutere teologi e giuristi circa la sua interpretazione. In linea di massima, con tale decisione, il sommo pontefice proibì l’usura e orientò i rapporti economici improntandoli ad equità e moderazione. Un modo efficace per indirizzare la società verso la ricerca del bene comune che nei suoi principi ispiratori risulta quanto mai attuale. Nello stesso anno, la comunità zungrese veniva interessata da un evento di portata storica. Appartiene, infatti, a tale data, la prima visita pastorale documentata: “Mons. Ill.mo Vescovo di Mileto -recita l’incipit del relativo documento- continuando la santa visitazione assistito dal detto Protonotario Companno suo general vicario, visitò la parrocchiale chiesa del casale di Zungri sub vocabulo di San Nicola, nella quale avendo in questa fatta la benedizione e sentita la messa che si celebrava nell’Altare maggiore visitò il Ss.mo Sacramento che si trovava dentro una custodia di legno finemente indorata collocata sopra detto altare serrata con la chiave, al suo interno una custodia di velluto dentro la quale si conservava il Ss.mo Sacramento”. Dalle risultanze della visita pastorale del 1586 non si possono desumere dati sugli stati d’animo che accolsero tale evento. Ma dalla “custodia di legno finemente indorata” che conserva il Santissimo Sacramento si evincono devozione e amorevolezza verso il Padreterno. Probabilmente, gli oltre cinque secoli trascorsi non hanno scalfito il sentimento religioso dei fedeli zungresi. Prova ne è la premura con cui è stata organizzata la recente santa visita pastorale. L’emozione partecipata della gente, la cura di ogni particolare, la generosità dell’impegno pastorale di don Felice la Rosa, il coinvolgimento di tutte le componenti della società, costituiscono alcuni dei tratti salienti di tale solenne evento. L’esortazione apostolica di Giovanni Paolo II “Pastores Greges” definisce la Visita Pastorale quale «un segno della presenza del Signore che visita il suo popolo nella pace». Un segno di carità pastorale finalizzata alla perpetuazione dell’opera di Gesù che si realizza con la conoscenza, la verifica e il rinvigorimento dell’azione apostolica dei fedeli. La gioiosa partecipazione dei bambini, la curiosità dei ragazzi, la grazia delle donne, la discreta operosità degli uomini, gli sguardi intensi degli anziani, il sorriso sofferto degli ammalati, la solennità dell’operato dei pubblici rappresentanti e dei carabinieri, la deferenza degli operatori di parrocchia sono soltanto alcune istantanee colte in occasione dei molteplici incontri del vescovo con la comunità zungrese. Ma la sensazione predominante è che dietro ognuna di quelle immagini ci sia il volto di Gesù, con il suo carico di dolore e di patimento, ma soprattutto, di amore e di speranza. Non è casuale, d’altronde, che monsignor Luigi Renzo, nell’omelia della messa del 7 dicembre, abbia espresso le sue riflessioni sul senso dell’evento: «La visita serve a confermare quello che si fa ma anche a sollecitare, a scuotere le coscienze, siamo nell’anno della fede oltretutto e questo è un richiamo che il papa stesso ci ha fatto, ravvivare la nostra fede, sentire veramente la gioia di appartenere a Gesù, essere cristiani significa questo, non altro. E questo è il debito che noi abbiamo: mostrare che Gesù ancora oggi è vivo ed opera».
Corrado L’Andolina
Pubblicato su Calabria Ora il 12 dicembre 2012, p. 32