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Cronache Aramonesi
Le nostre ragioni
“Cronache aramonesi” nasce dal bisogno di offrire un contributo di pensiero, prospettive e confronto alla comunità zambronese. E’ un periodico aperto al contributo di coloro che da tempo sentono il bisogno di partecipare, di esprimere opinioni e idee, di diffonderle e di misurarsi con gli altri su tutto ciò che riguarda la storia, la cronaca, la cultura, il costume e l’avvenire. Non pretende di elevarsi a portatore di verità assolute ma è certo che i temi e i problemi di cui si occuperà saranno trattati con impegno e secondo i criteri del giornalismo anglosassone. Fatti separati dalle opinioni e inchieste a tutto campo, ricerche sulla condizione giovanile e femminile, la scuola e il lavoro, la gestione della cosa pubblica, rapporti con il territorio della provincia e della regione, l’emigrazione e l’immigrazione comunitaria ed extracomunitaria, la legalità, i rapporti cittadino – istituzioni, la questione meridionale sono alcuni dei temi che abbiamo messo in cantiere e di cui ci occuperemo nelle pubblicazioni successive. Sappiamo già che qualcuno si chiederà che scopi si prefigge questa iniziativa, che cosa e chi c’è dietro e chi paga. Anticipiamo la risposta per evitare ai dietrologi di turno di arrovellarsi la mente: questo giornale rientra nel programma dell’associazione Aramoni è pagato con i soldi dei soci e con quelli che si riuscirà a procurare con sottoscrizioni private e contributi pubblici. Qualche parola in più va spesa, tuttavia, per chiarirne motivazioni e scopi, che hanno origini ben più importanti e culturalmente remote rispetto ben oltre il significato della stessa nostra iniziativa. Da tempo, infatti, registriamo con tristezza la crisi culturale e d'identità in cui versa questa comunità. Mancano iniziative, indicazioni, proposizioni innovative, elementi e strutture di aggregazione umana. Manca il sentimento dell’appartenenza perché non è stato valorizzato il ruolo educatore degli anziani cosicché la loro esperienza, maturata nel lavoro e nel sacrificio, nelle privazioni e nel risparmio, è andata dispersa. Manca il sentire comune perché il maggiore benessere è stato conseguito a scapito del corretto governo del territorio e non ha creato una classe media solidale, capace di diventare punto di riferimento per governare il cambiamento nel senso della modernizzazione e dell’innovazione. Manca una classe professionale in grado di recitare, nel suo insieme, il ruolo di guida morale della comunità perché fa prevalere le divisioni comunque motivate e anche perché quantitativamente irrilevante. E mentre intorno a noi, in Comuni, anche più piccoli del nostro, fioriscono iniziative culturali, civili e sportive, si muovono associazioni giovanili e studentesche, si moltiplicano siti internet locali, si organizzano biblioteche, si stampano e si diffondono diecine di periodici locali, si indicono seminari di studio e di formazione, si organizzano ricerche per ricostruzioni storiche e del costume, si chiede il concorso degli Istituti di ricerca e delle Università, si stabiliscono rapporti istituzionali e si firmano protocolli d’intesa, a Zambrone siamo rimasti alla sagra paesana ed alle estemporanee esibizioni di qualche orchestrina. E’ pur vero che meglio di così, per chi ha saputo controllare ed usare questo sistema non poteva andare. E’ molto meglio guazzare nel brodo dell’ignoranza spacciata per quieto vivere piuttosto che rischiare di affrontare la realtà. Bisogna prendere atto che siamo un’area emarginata all’interno di una più vasta realtà anch’essa emarginata e basta dare un’occhiata al disordine urbanistico, alla desertificazione creata intorno ai giovani, al degrado dei servizi essenziali, alla crisi del turismo, per rendersi conto che è stato creato l’habitat più idoneo per perpetrare l’emarginazione e favorire l’infiltrazione della criminalità. E bisogna prendere atto che lo stesso sistema garantisce privilegi e anomalie, discriminazioni e trasformismi. Queste sono alcune delle ragioni per cui ci affacciamo sulla nostra realtà che ci riguarda. Le nostre ragioni! Intendiamo lavorare per fare in modo che diventino le ragioni della gran parte della nostra cittadinanza e, se possibile, di tutta.
Non chiediamo nulla e non vogliamo nulla: soltanto di essere strumento di coloro che si sentono animati da un po’ di amor proprio, avvertono il disagio di vivere in una realtà che si distacca dal contesto culturale e civile della Calabria che cambia e si rinnova e si rendono conto che stiamo tornando indietro a passi precipitosi mentre gli altri stanno facendo del loro meglio per andare avanti. Non vogliamo far guerra a nessuno, anzi ci rivolgiamo a tutti con rispetto e volontà collaborativa. Sappiamo bene che c’è bisogno di tutti e, pertanto, il nostro intento non può che essere quello di chiedere il sostegno di tutti per avviare un’inversione di tendenza e costruire insieme nuove prospettive. E’ certo però - e questa è, in sostanza, la sintesi chiara della nostra linea editoriale - che non siamo disposti ad assistere passivamente all’avanzata della desertificazione morale favorita dall’indifferenza e dagli egoismi.
Salvatore L’Andolina
• Pubblicato su Cronache Aramonesi, dicembre 2005 anno I, n. 1
Associazione culturale Aramoni - Storia e tradizioni del popolo di Zambrone
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