L’ISTITUTO COMPRENSIVO «DEVE RESTARE A ZUNGRI»
IL Consiglio comunale respinge la proposta della Provincia
ZUNGRI La paventata soppressione dell’Istituto comprensivo locale ha suscitato un’ondata di sdegno. Prova ne è che lo scorso giovedì, la comunità ha partecipato in maniera massiccia al consiglio comunale aperto alla cittadinanza. C’è compostezza nella protesta degli zungresi ma anche determinazione. Impotenza, frustrazione e senso di ingiustizia le sensazioni che albergano nell’animo degli astanti. Un dato che in tempi di crisi e di sfiducia verso la politica, merita di essere sottolineato in tutta la sua gravità umana e culturale. I fatti. Qualche settimana fa, le amministrazioni comunali sono state contattate dalla Provincia per esprimere il loro parere (comunque non vincolante) in merito al prossimo Piano di dimensionamento scolastico. Da dove nasce tale esigenza? Dal Patto di stabilità che ha innalzato i parametri necessari al mantenimento dell’Istituto. Un tempo, infatti, per il mantenimento della dirigenza erano sufficienti, per i comuni montani, 300 alunni. Dopo l’emanazione del Patto, invece, ne occorrono 400. Allo stato, l’Istituto di Zungri, annovera 372 alunni (inclusi quelli delle scuole di Spilinga). Per l’effetto, sarebbe stato sufficiente aggiungere i soli alunni di Zaccanopoli per conseguire la soglia minima per il suo mantenimento. E invece, il Comune di Spilinga ha deliberato la propria preferenza ad essere aggregato con l’Istituto di Ricadi, circostanza che ha ingarbugliato gli equilibri provinciali scolastici (e non solo). Per completezza espositiva, va poi aggiunto che l’eventuale aggregazione delle scuole di Drapia o di quelle di Spilinga e Zaccanopoli con Zungri, non comporterebbe alcun problema per l’Istituto tropeano che, allo stato, così come quello di Nicotera, risulta sovradimensionato. E invece, per una serie di alchimie che coinvolgono anche altre scuole ed altri comuni, l’unico Istituto che corre il serio rischio di chiusura è proprio quello di Zungri. La chiusura di un Istituto comprensivo, genera una serie di conseguenze gravissime. In primis, sottrae al territorio un fondamentale presidio che è culturale e civile allo stesso tempo. In secondo luogo, crea disagio all’utenza scolastica con particolare riferimento all’attività scolastica. Infine, implica la perdita di qualche posto di lavoro, con conseguente creazione di una graduatoria interna, di una sicura mobilità e di un trasferimento di qualche docente presso qualche altro plesso. Circostanza negativa anche in termini di continuità didattica. Ma perché se tutto ciò può essere evitato, la Provincia non si attiva per farlo? È il sindaco, Francesco Galati che in un accorato intervento ne ha spiegato le ragioni di fondo: «La prospettata chiusura dell’Istituto comprensivo di Zungri sarebbe intollerabile. Allo stato, infatti, sussistono tutte le condizioni per il suo mantenimento senza che ciò implichi alcun pregiudizio per altri Istituti. Se in seno alla Provincia prevarranno logiche politiche di bassa lega e se si darà seguito alle piccole convenienze territoriali, ad infimi egoismi, l’ingiustizia risulterebbe davvero inqualificabile. L’amministrazione comunale -ha aggiunto- ha già informato l’assessore regionale alla Cultura per quanto di sua competenza e chiederà un immediato incontro con il presidente Francesco De Nisi per giungere a una positiva soluzione della problematica. In ultima ratio, non si esclude anche il ricorso all’autorità giudiziaria presso tutte le deputate sedi». È stata poi la volta della dirigente Rosa Rizzo che ha sottolineato «il ruolo in termini di servizio e crescita culturale per l’intera popolazione, specie di quella futura». Di analogo tenore l’intervento di Giuseppe Cimdoro, presidente del Consiglio d’Istituto. Da sottolineare la posizione di Gioacchino Raffa, il quale ha parlato a nome di tutti i consiglieri comunali del Pd presenti in aula per dichiarare la loro «immediata autosospensione dal partito che, nelle sue massime rappresentanze istituzionali provinciali, allo stato, ignora le istanze del territorio». Dal canto suo, il capogruppo di minoranza, Domenico Pugliese, aveva chiesto le dimissioni dell’intero consiglio o del sindaco «per dare un segnale forte sulla contrarietà alla chiusura dell’importante presidio». Il consiglio comunale, alla fine, chiede a gran voce il mantenimento dell’Istituto.
Corrado L’Andolina
Pubblicato su Calabria Ora il 17 dicembre 2011, p. 35