Storie di vita quotidiana
RICORDARSI DI CHI NON C’ LA VERA FORZA DI ZAMBRONE
I primi giorni di Novembre, sono per la comunità di Zambrone, un misto intenso di emozioni. É proprio in questi giorni che il caldo piacevole di fine estate ci abbandona ed entra nelle nostre vite (come nei nostri cuori) il primo freddo dell'inverno. Vedi le donne, la maggior parte anziane, andare per la stradina del cimitero, con fasci di fiori e pezze per pulire i luoghi che custodiscono parte della loro vita, dei loro affetti e, nel tragitto da casa al luogo del dolore, innumerevoli sono i ricordi che vengono alla mente. Come dei giorni che precedevano la festa del santo patrono di Zambrone, San Carlo Borromeo; delle cose che si facevano insieme ai loro cari, dei cacciatori che preparano la “resta” di uccelli da incantare la sera della festa e, di tutti gli altri indaffarati a portare le piante più belle, i panettoni più decorati, della tradizione di quel giorno, nella casa di tutti. Il giorno della commemorazione dei defunti lascia così un velo di tristezza che dura fino all’uscita del santo dalla chiesetta in piazza! Qualche lacrima asciugata e poi il volto rivolto ai giovani e ai bambini, estasiati da tutto quello che fa festa. E Zambrone si ripopola dei suoi figli ormai lontani, quelli che si sono trasferiti al nord, molti giovanissimi, per lavorare, e ritornano col cuore pieno di gioia nel loro paese natio per rivivere quelle antiche emozioni: la premura delle madri nel cucinare piatti prelibati, le bancarelle illuminate la sera della vigilia e della festa, l’incontro con gli amici di sempre in piazza a raccontarsi un anno lontano da Zambrone e dei piccoli pettegolezzi di paese, la messa, la commemorazione dei caduti in guerra, la processione, la banda, il concerto della sera e i fuochi che segnano la fine di un sogno rivissuto sempre uguale, ogni anno, come un tempo, anche se cambiano le mode. Qualcuno manca, la vita scorre, ma oggi in una visita al cimitero, ho visto un viso che mi ha fatto ricordare i momenti più belli di Zambrone da quando ci sono venuta a vivere, e un piccolo sorriso è nato sulle mie labbra. Saro Muggeri (che non c’è più)... in testa alla banda, ogni anno, sempre presente nelle occasioni importanti del paese, se non c’era lui, era come se mancasse un piccolo tassello di gioia all'evento; sempre presente con la sua giacca color nocciola e il suo borsello a tracolla, geloso di chi si azzardava a toccarglielo. Era il primo ad arrivare mattina di San Carlo ed era lui a capeggiare la banda in giro per il paese. E lo faceva orgoglioso come se fosse lui a dirigere i maestri. E all’uscita della messa, un giorno che era accanto a me, lo vidi asciugarsi le lacrime e guardare San Carlo con estrema devozione. Mi commossi a guardarlo. Fu una delle immagini più tenere che conservo preziosa nel mio cuore. La forza di un paese e della sua gente, sta nel ricordarsi che tutti, nessuno escluso, siamo parte di quella preziosa comunità. Presenti e non.
Mariella Epifanio
Pubblicato su Calabria Ora l’11 novembre 2011, p. 37