in attesa del tamburello festival
CONTAGIATI DAI RITMI EUFORICI DEL SONU A BALLU DI CARDETO
ZAMBRONE La prima tappa del Tamburello festival, organizzato dal Centro studi umanistici e scientifici Aramoni, si è conclusa: il 30 luglio si è tenuto a Zambrone il Laboratorio di danze tradizionali calabresi (terza edizione). Per il secondo anno consecutivo maestra eccellente è stata Agata Scopelliti, specializzata nelle danze tradizionali della Valle di Sant’Agata. La danza tradizionale scelta per quest’anno è stata il “Sonu a ballu” di Cardeto, una delle forme di antiche delle danze della zona di Reggio Calabria, distinta dalle altre per l’eleganza dei movimenti e la continuità con cui si è trasmessa nel tempo: è una danza che non ha subito, negli anni, forme di dimenticanza, poiché i giovani come gli anziani ne hanno fatto momento sociale immancabile delle feste di paese. Il “Sonu a ballu” è un esempio calzante della vera e profonda essenza delle danze tradizionali calabresi: è una danza dai fortissimi significati sociali, poiché ogni volta che viene eseguita occorre che un “Mastru d’abballu” gestisca i tempi e i ritmi della danza a seconda degli equilibri sociali esistenti, in modo che non si creino contrasti, si mantenga l’ordine e tutti si divertano. Ma al di là delle possibili considerazioni accademiche, il “Sonu a ballu” è una danza sì composta ed elegante, ma anche spontanea. Durante la visione di un filmato a cura di Ettore Castagna intitolato “Ci sono quelli che ballano puntatu”, uno zampognaro dice che per alcuni «basta ‘u sentinu a zampogna e l’organettu e si mentinu ‘u ballanu» perché «dove c’è suono, c’è danza», è impossibile non lasciarsi trascinare da quei ritmi incalzanti, se i suonatori sono capaci. Bisogna ovviamente capire che la danza tradizionale è liberatoria ed euforica, ma ha anche delle regole: compostezza ed eleganza e rispetto degli spazi degli altri danzatori vanno sempre mantenuti. Apprendere le danze tradizionali partendo proprio dai passi base, come avviene nel Laboratorio, scomponendo l’euforia del ballo in piccoli gesti misurati, consente di recuperare la consapevolezza di corpi lasciati sì liberi di esprimersi, ma anche disciplinati, per entrare in sintonia con l’atmosfera della festa e poter compiere il rito sentendosi davvero parte di qualcosa di grande.
Eleonora Lorenzo
Pubblicato su Calabria Ora il 2 agosto 2011, p. 43