la premiazione
ZAMBRONE RICORDA ALDO FERRARO
Marzia Bernardi vince la prima edizione di “Amicizia e bontà”
ZAMBRONE Søren Kierkegaard, filosofo e teologo danese del diciannovesimo secolo, scorge nel pensiero della morte l’unico elemento che sia capace di risvegliare l’uomo dal suo torpore spirituale quotidiano. E quando la morte irrompe improvvisa e imprevista e colpisce un figlio, un marito, un padre, un parente, un amico, nel fiore degli anni, il “risveglio” è quanto mai brusco, violento e suscita sentimenti di dolore senza fine. E così è stato per la morte di Aldo Ferraro, deceduto, a soli 32 anni, l’8 febbraio 2010 a Reggio Calabria, a causa di un incidente sul lavoro. Per non dimenticare la figura, il suo esempio di laboriosità, la sincerità dei sentimenti, la vasta rete di conoscenze e amicizie ha fondato, dopo pochi mesi, l’associazione “Amici di Aldo Ferraro”. Il sodalizio con lo statuto ha istituito il premio “Amicizia e bontà”, due parole semplici, ma indicative del modo d’essere dello sfortunato lavoratore. Lo scorso 19 giugno, se Aldo Ferraro fosse stato in mezzo alla sua comunità, avrebbe festeggiato il 34esimo anno di età. E invece, un destino atroce ha deciso diversamente. Per la ricorrenza è stata celebrata una messa in suo suffragio e in suffragio di molti neonati, bambini e giovani, morti prematuramente. È definita “Messa degli angeli” e si svolge con cadenza periodica presso varie parrocchie della diocesi. Ad officiare il rito religioso, don Luigi Scordamaglia, parroco presso la comunità zambronese. Gremita la chiesetta dedicata a San Carlo Borromeo da tanti fedeli del posto e da altri giunti dalle realtà limitrofe. Al termine della funzione religiosa, il professore Pasquale Negro, da Tropea, ha ricordato gli “Angeli” che prematuramente hanno lasciato la vita terrena, con parole dense di emozioni profonde. È stata poi la volta di Mario Ambrosi, presidente del sodalizio dedicato ad Aldo Ferraro, che dopo un breve intervento ha consegnato un dono alla moglie del lavoratore, Gabriella Tedesco e alla madre, Elisabetta Russo. Il manufatto è stato eseguito da don Luigi Scordamaglia e raffigura un ramoscello d’ulivo, in oro zecchino, scolpito sul marmo. Infine, l’assegnazione del Premio, in favore di Marzia Bernardi, giovanissima studentessa di Zambrone, che pochi mesi fa ha perso la madre, Tina Mazzeo, a causa di una grave malattia. Questa la motivazione: «Perché ha saputo diventare adulta nell’amicizia e nella bontà, dimostrando dedizione allo studio e alla famiglia, in particolare alla mamma Tina, affetta da gravi problemi di salute sin dalla più tenera età di Marzia. Nei momenti più difficili Marzia le è stata vicina con spirito di sacrificio e generosità non comune». Nel saggio “Accanto a una tomba” Søren Kierkegaard afferma che la morte è maestra di serietà e solo il suo pensiero indica «la giusta direzione nella vita e la giusta meta verso cui indirizzare il viaggio». E se fosse anche l’ultimo insegnamento di quanti hanno lasciato prematuramente i propri cari?
Corrado L’Andolina
Pubblicato su Calabria Ora il22 giugno 2011, p. 43