SCOPERTI I RESTI DI UN SIRENIDE
Zungri, affiora alla luce parte di un ecosistema di 9 milioni di anni fa
ZUNGRI «Un’avventura iniziata 65 milioni di anni fa». Così recitava il tagline del film di Steven Spilberg del 1993 “Jurassic park”. E’ molto più “giovane” il Sirenide scoperto nelle campagne zungresi dal Gruppo paleontologico tropeano (Gpt), attivo nell’area di Monte Poro da più di vent’anni. Esso, infatti, abitò l’area in esame appena… sette milioni di anni fa. Ma la curiosità e l’interesse verso tale rinvenimento sono ugualmente di assoluta importanza. La scoperta è avvenuta in una parete arenaria della località “Serre”. Individuate alcune coste fossili sporgenti da tale parete, con l’autorizzazione della Soprintendenza ai Beni Archeologici della Calabria, è incominciato uno scavo paleontologico per il recupero del fossile, identificato come un Sirenide appartenente, con ogni probabilità, alla specie Metaxytherium serresii. Lo scavo, supervisionato da Maria Teresa Iannelli (Soprintendenza) è stato effettuato con la collaborazione dei componenti del Gpt. Cinzia Marra, ricercatrice presso l’Università di Messina che ha diretto, in loco, lo scavo in questione ha sottolineato come esso sia «il primo eseguito nella zona con criteri sistematici, mirati all’individuazione delle modalità di fossilizzazione e delle condizioni ambientali esistenti al momento della morte dell’animale». L’esperta della materia, originaria di Reggio Calabria, ha poi aggiunto: «Gran parte della gabbia toracica del Sirenide si è conservata in buone condizioni. Dopo la morte di questo mammifero marino, simile agli attuali dugonghi, avvenuta circa sette milioni di anni fa, lo scheletro è rimasto sul fondo del mare che allora occupava l’area di Monte Poro e numerose conchiglie si sono ancorate sullo scheletro adagiato sul fondo. Vicino allo scheletro sono stati trovati alcuni denti di squalo e segni di morso sono stati osservati su alcune coste: forse il dugongo è stato ucciso dagli squali o essi si sono cibati della carcassa dopo la sua morte». Lo scavo è particolarmente interessante non solo per il reperto in sé considerato, ma soprattutto perché esso porta alla luce una parte dell’ecosistema di un mare sub-tropicale di circa sette milioni di anni fa. Al riguardo, la stessa Cinzia Marra ha aggiunto: «Le rocce sedimentarie che costituiscono il Monte Poro rappresentano antichi fondali marini riferibili a 9-7 milioni di anni fa, quando il grande Oceano Tetide che occupava parte dell’attuale Europa, si stava chiudendo e si andava formando il Mediterraneo. In mare, nuotavano i dugonghi, mentre sui fondali si potevano ammirare splendidi esemplari di ricci di mare nella forma piramidale, i Clypeastri. Sulla terraferma, invece, vivevano grandi Proboscidati e Giraffidi, simili alle specie che vivevano in Nord Africa e nella provincia Greco-Iraniana». Significativa la conclusione cui giunge la ricercatrice: «Il ritrovamento di Zungri riveste una notevole importanza nella ricostruzione dell’evoluzione nel tempo dell’area di Monte Poro e conferma la necessità di un costante e costruttivo collegamento tra realtà locali e istituzioni, per azioni congiunte volte allo studio, alla tutela e alla valorizzazione del territorio». Di pari avviso il sindaco di Zungri, Franco Galati, il quale ha dichiarato: «La scoperta dà al territorio un’ulteriore offerta di promozione culturale e turistica. L’amministrazione si adopererà per trasformarla in un’occasione concreta e tangibile di crescita e di sviluppo per l’intera comunità».
Corrado L’Andolina
Pubblicato su Calabria Ora il 4 ottobre 2010, p. 22