Il caso
ZAMBRONE, ORA C’E’ CHI PENSA AL MUSEO
L’idea è quella di esporre i reperti rinvenuti nella necropoli
ZAMBRONE La popolazione della frazione di San Giovanni attende il responso sulla recente scoperta con curiosità e trepidazione. La presunta necropoli romana, emersa da uno scavo casuale pochi giorni fa, ha suscitato non poca attenzione tra la gente del posto. In effetti, i rinvenimenti offrono interessanti spunti di ricerca e di approfondimento. A breve dovrebbero essere eseguiti ulteriori scavi per accertare la sussistenza di elementi che confermino l’ipotesi iniziale. A tal fine, le operazioni verranno con ogni probabilità eseguite da volontari residenti in loco, diretti da un’equipe di esperti. L’auspicio dei sangiovannesi è riposto nel rinvenimento di elementi sufficienti a creare un’eventuale esposizione museale. Tuttavia, é ancora prematuro per ipotizzare una simile eventualità. Di certo, i recuperati frammenti, sia sotto il profilo storico che scientifico rivestono un’importanza prioritaria. Per certi versi, la scoperta su forme di civiltà anche nell’entroterra dei comuni costieri, costituisce una novità. Per altri, tale presenza, invece, rappresenta una conferma di quanto antica sia la presenza umana nell’area di riferimento. A tale proposito, non va sottaciuto che a Zambrone marina sono stati rinvenuti, nel recente passato, reperti che appartengono all’era Paleolitica (700-800 mila anni a.C.). Nella limitrofa “Crista di Zungri”, distante da San Giovanni appena sei chilometri, c’è testimonianza di forme aggregative sociali sin dal periodo detto “Protovillanoviano” (1150-900 a.C.). Infine, la presenza di una necropoli romana (I secolo d.C.) è stata accertata anche nella vicina Tropea, già nel 1975 (nei pressi del vecchio palazzo Sip).
Corrado L’Andolina
Pubblicato su Calabria Ora il 12 settembre 2010, p. 33