ZAMBRONE, IL MISTERO DELLA FOSSA COMUNE
Il sindaco al lavoro per assicurare una degna sepoltura
ZAMBRONE Secondo Elias Norbert l’esperienza temporale rappresenta lo spartiacque tra le società antiche e quelle moderne. Nel senso che quelle avanzate presentano un grado di sincronizzazione del tempo, sconosciuto nel remoto passato. Il ritrovamento di una fossa comune, da un lato rende tangibile tale assunto, dall’altro fa intravedere come la storia possa riservare variabili del tutto imprevedibili. L’editto di Saint Clou del 12 giugno 1804 interessò solo la Francia. Poi venne esteso al Regno d’Italia (che comprendeva il centro orientale e buona parte del settentrione) nel 1806. Ma anche al Sud gli effetti politici e culturali della decisione napoleonica dispiegarono i loro effetti. Il primo pubblico cimitero, però, a San Giovanni venne realizzato intorno al 1903. L’ipotesi che si trattasse di una fossa comune collegata a una delle chiese presenti sul territorio, tra il Seicento e il Settecento, pertanto, rimane in piedi. Ma, a bocce ferme, se ne affacciano di nuove. In primis, che la essa venne eseguita per fare fronte a un evento improvviso e violento. E’ ben noto, infatti, che il passato calabrese sia costellato da epidemie di ogni genere, specie dal tifo e dal colera. Ma non si può nemmeno escludere che l’opera venne realizzata dopo una calamità naturale, come ad esempio, il sisma del 1783. Il professore Salvatore L’Andolina conoscitore della storia locale, ex sindaco e presidente onorario del Centro studi umanistici e scientifici Aramoni formula la seguente ipotesi: «Se fosse accertata la presenza limitata di cadaveri, per giunta seppelliti a una profondità modesta, si potrebbe dedurre la concretizzazione di un fatto non preventivato. Solo un approfondimento degli scavi, però, potrebbe fare luce sulla circostanza. L’accertamento al carbonio 14, invece, sarebbe l’unico strumento per individuare con esattezza il periodo cui appartengono i resti umani ritrovati. Prevale, comunque, un sentimento di pietà umana verso un episodio segnato da sicure tragedie e sofferenza indicibile». Intanto, per il prossimo martedì è previsto un sopralluogo disposto dalla Soprintendenza per i beni archeologici della Calabria, nella persona della dottoressa Maria Teresa Iannelli. Probabile anche la presenza del comandante della Stazione dei carabinieri di Zungri, Dario Randazzo. A tale proposito Pasquale Landro, sindaco del Comune di Zambrone, ha aggiunto: «L’amministrazione rimane in attesa delle risultanze che emergeranno dal sopralluogo per decidere il da farsi. Nei prossimi giorni, comunque, ai resti umani rinvenuti sarà data degna e ufficiale sepoltura». Al riguardo va precisato che essi sono già stati raccolti in idonee urne e temporaneamente sistemati nel cimitero del posto. Da segnalare, infine, l’atteggiamento prudente di don Pasquale Sposaro, guida spirituale dei sangiovannesi, che sottolinea «la necessità di un approfondimento dei dati fin ora emersi, prima di esprimere qualsiasi fondata valutazione e ipotesi». Dalla vicenda in esame si può appena percepire la potenza dell’esperienza temporale, istituzione sociale tra le più dispotiche. Elias Norbert riprende il pensiero di Sant’Agostino e, al riguardo, scrive: «Che cosa è dunque il tempo? Così, in buona fede, posso dire di sapere che se nulla passasse, non vi sarebbe il tempo passato, e se nulla sopraggiungesse, non vi sarebbe il tempo futuro, e se nulla fosse, non vi sarebbe il tempo presente».
Corrado L’Andolina
Pubblicato su Calabria Ora il 4 settembre 2010, p. 39