Zambrone
ATTESA PER IL TAMBURELLO FESTIVAL
La manifestazione prevista per mercoledì prossimo
Di EDUARDO MELIGRANA
ZAMBRONE - Ritmi che richiamano la tradizione calabrese e che introducono alla sua più risalente e nobile dimensione culturale. Un abbinamento di musica, gastronomia, esposizione di strumenti musicali quali pipite e zampogne intagliate dal maestro Pasquale Lorenzo di Parghelia, galleria di arti e sapori. Organizzato dal Centro Studi Aramonesi, diretto da Corrado L’Andolina, il “Tamburello Festival” in pochi anni - siamo alla settima edizione – a suon di tarantella e balli etnici ha sbancato con le migliaia di visitatori, che ogni anno possono conoscere ed ammirare il territorio di Zambrone (e non solo quello) e la sua offerta culturale. La scelta musicale di quest’anno è caduta su tre formazioni che costituiscono la migliore espressione coreutico - musicale calabrese. Un gruppo da ogni dove della complessa, ricca, variegata geografia calabrese. Dal nord della Regione, i “Totarella”, che con le zampogne del Pollino apriranno le danze. A seguire i “Marasà”, band rappresentativa del centro della Calabria, capace di coniugare sound antichissimi e moderni. Infine, la travolgente energia di Sebastiano Battaglia, “sonaturi” dell’Aspromonte che, insieme ad altri due musicisti dell’area di Cardeto, proporrà due “passate” in stile “Tarantella riggitana”. “Il Tamburello Festival”, alla cui organizzazione durante l’intero arco dell’anno collaborano diversi giovani del luogo ma anche di altri paesi del Vibonese quali Maierato, Pizzo e Parghelia, non rappresenta tanto una sagra di prodotti tipici né una rassegna della peraltro coinvolgente musica etnica. E’ piuttosto il pretesto, l’occasione per introdursi nella cultura calabrese, immergersene di significato. Una cultura, quella animata dal Centro Studi Aramonesi e dal “Tamburello Festival”, declinata sì come specifica e territoriale, ma con fondamentali tratti di inclusità. Luigi Sorrento, nel terzo Congresso di tradizioni e arti popolari, teneva la sua relazione sulla “Unità delle tradizioni popolari italiane”. “Senza un principio ed un ideale di unità – affermava lo studioso – non le tradizioni popolari, nemmeno le nazioni e la stessa civiltà sarebbero una realtà. Ben lo sappiano purtroppo come uomini di un mondo moderno, minacciato appunto da una crisi di unità spirituale per difetto o equivoco o dispregio dei veri e supremi valori tradizionali. Per noi – continuava Sorrento – le tradizioni popolari d’Italia costituiscono un patrimonio, che è stato tramandato e a cui si crede e si tiene fede, di innumerevoli anime affini, le quali hanno si caratteri etnici particolari e comuni […] ma conservano soprattutto un unitario fondo storico per spirito e cultura”. Tre coppie di Giganti, pronti a rinnovare il loro ballo d’amore, la “Cameiuzza i focu” con la suspense, salvo poi sciogliersi in una sorta di rito liberatorio, caratterizzeranno la serata. L’appuntamento con tutto questo è per il prossimo 18 agosto a Zambrone, in piazza San Carlo, a partire dalle 20.00 in poi.
Pubblicato su IL Quotidiano della Calabria 14/08/2010 pagina 25