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Filolao
- filosofo di Crotone
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Secondo
Diogene Laerzio, Filolao era di Crotone, mentre, secondo altre fonti, era originario
di Taranto.
Egli faceva parte di un gruppo di emigrati sfuggiti alla persecuzione antipitagorica
di epoca più tarda che si perpetuò a Crotone.
Tale gruppo si rifugiò a Tebe, dove incontrò un ambiente amico
e fortemente solidale.
Dell'opera di Filolao si è in possesso di pochi frammenti; egli ebbe
il merito, però, di divulgare gli scritti pitagorici, fino a quel momento
appannaggio esclusivo di pochi iniziati.
Filolao studiò la relazione tra il determinato e l'indeterminato (principio
riconosciuto dalla dottrina pitagorica) e giunse alla conclusione che il terminato
non sta all'esterno del cosmo, da esso separato con netti confini, ma penetra
al suo interno ed interagisce con esso in un rapporto che si può rappresentare
con numeri, che sono razionali e irrazionali.
Filolao è, però, ricordato, nella storia del pensiero scientifico
per avere sottoposto a profonda revisione la concezione cosmologica pitagorica,
fondata sulla sfericità della Terra e del suo geocentrismo e per avere
avanzato, un'ipotesi ardita per i suoi tempi e cioè che al centro dell'universo
sta un fuoco, principio motore e che intorno ad esso ruotano un primo pianeta,
detto Anti-Terra, la Terra, la Luna, il Sole e i 5 pianeti e le stelle fisse.
Fu un primo passo verso la formulazione dell'ipotesi eliocentrica fatta nel
III secolo a.C. da un altro scienziato greco di nome Aristarco.
Filolao fu anche medico, inserendosi nella tradizione medica crotoniate, in
cui giganteggiò con Alcmeone.
A differenza di Alcmeone, Filolao affermò che il corpo umano è
costituito di solo caldo e che i principi attivi del freddo, dell'umido e del
secco non coesistono nell'organismo, ma vi si introducono dall'esterno per creare,
con il caldo, in una perenne dialettica, l'equilibrio vitale.
Diversamente da Alcmeone, sostenne che l'eziologia delle malattie va ricercata
nella bile, nel sangue e nel catarro.
Come Alcmeone e a differenza di Pitagora, Filolao sostenne che l'anima e il
corpo sono indissolubilmente legati, come l'armonia e le corde della lira e
che se il corpo muore, succede, inevitabilmente, che l'anima subito si annienta,
così come si annienta l'armonia se la lira si spezza o le corde si tagliano.